Le segreterie di Uil Liguria e Uil Fpl Genova denunciano “la grave situazione organizzativa legata alla gestione delle prestazioni orarie aggiuntive (Poa) e alla sistematica carenza di personale che si sta riversando, in modo ormai insostenibile, sulla qualità del lavoro degli operatori sanitari e sull’erogazione dei servizi essenziali all’utenza”.
«Nonostante i reiterati appelli e le segnalazioni formali, persiste un utilizzo distorto delle risorse, con scelte organizzative che contraddicono gli stessi indirizzi comunicati dalla direzione − dichiara Giovanni Bizzarro, segretario confederale regionale Uil Liguria − già nel mese di maggio avevamo formalmente segnalato criticità legate all’esaurimento anticipato del fondo Poa, mettendo in evidenza la sua evidente inadeguatezza rispetto al fabbisogno reale».
Il fondo POA deliberato per il 2025, pari a 1.500.000 euro per 30.000 ore, implicherebbe una disponibilità mensile di circa 2.500 ore (pari a 85 ore al giorno, ovvero circa 12 unità di personale attivabili quotidianamente).
A titolo esemplificativo, alcuni dati comparativi tra il 2024 e il 2025 confermano l’incremento incontrollato delle Poa: presso la clinica Psichiatrica e Spdc, le ore in Poa da gennaio a maggio 2024 sono state 730, mentre nello stesso periodo del 2025 sono salite a 2.105, con un incremento di 1.376 ore;
Nella clinica Anestesiologica e Terapia Intensiva, si è passati da 855 ore nel periodo gennaio-maggio 2024 a 2.808 ore nello stesso periodo del 2025, con un aumento di 1.953 ore;
Nella Medicina d’Urgenza e Accettazione, le ore Poa sono aumentate da 2.480 nel 2024 a 3.025 nel 2025, segnando un incremento di 545 ore.
«Numeri che dimostrano chiaramente come la programmazione attuale non sia in grado di garantire la copertura dei turni nei reparti più esposti, in particolare laddove si somma la scarsità di personale alla crescente domanda assistenziale − aggiunge Marco Vannucci, segretario generale Uil Fpl Genova −
L’orientamento emerso successivamente, che punta a limitare l’attivazione delle Poa a favore dello straordinario finanziato dall’ex art. 103, penalizzando inevitabilmente le risorse da destinare alla produttività collettiva, non solo non risolve il problema, ma rischia di aggravarlo, in quanto si affianca a una condizione strutturale di carenza di organico»”.
Particolarmente drammatica, secondo i sindacati, è la situazione del reparto Dialisi, che registra un’affluenza media di 80 pazienti al giorno e, nel 2024, ha contato ben 2.086 trattamenti in Crrt. Nella sola clinica Nefrologica, Dialisi e Trapianto, le ore in Poa sono passate da 1.317 tra gennaio e maggio 2024 a 4.389 nello stesso periodo del 2025, con un incremento netto di 3.072 ore, segno evidente della crescente pressione sull’unità operativa.
Solo nel mese di giugno 2025, sono stati emessi 13 ordini di servizio scritti nei confronti del personale afferente al reparto, costretto a trattenersi oltre l’orario contrattuale, “in regime di straordinario e non in regime di Poa” a garanzia della continuità assistenziale. Delle 135 unità infermieristiche assunte nella tornata di marzo e giugno, solo 16 sono state assegnate alla Medicina Specialistica, alla quale afferiscono anche le unità operative di Dialisi del Monoblocco e del Maragliano.
“Ricordiamo che l’ordine di servizio è un atto amministrativo straordinario, con cui un responsabile dispone un intervento urgente e temporaneo. Il suo utilizzo sistematico per sopperire a carenze strutturali configura una prassi scorretta, giuridicamente discutibile e sindacalmente inaccettabile – dichiarano Bizzarro e Vannucci – con le attuali disponibilità economiche, sarà impossibile garantire la copertura dei turni fino a fine anno. Non è accettabile che a pagare il prezzo della cattiva programmazione siano sempre gli operatori sanitari, obbligati a turni massacranti, e i pazienti, che si vedono ridotta la qualità del servizio.
Emerge inevitabilmente la carenza degli organici, alla luce di un uso spropositato delle prestazioni aggiuntive. Non vogliamo che l’utilizzo degli ordini di servizio diventi prassi consolidata, né in questa né in altre realtà del territorio genovese”.