Continuano le attività del progetto “Storie sotto le dita”, percorso educativo e creativo che ha coinvolto tutte le classi prime della Scuola Media Don Bosco di Borgomanero, con l’obiettivo di educare all’inclusione, alla solidarietà e alla consapevolezza della disabilità visiva.
Tra le esperienze più significative del progetto, si è svolta nei giorni scorsi una speciale “Merenda al buio”, un laboratorio immersivo che ha permesso agli studenti di mettersi nei panni di chi vive quotidianamente senza l’uso della vista. L’attività ha coinvolto le classi prime della scuola, organizzate in due turni distinti: in ciascun turno, una classe è stata bendata per consumare la merenda, mentre l’altra si è occupata di prepararla e servirla, per poi scambiarsi i ruoli.
L’esperienza è stata ripetuta con un secondo gruppo di due classi, in modo da garantire a tutti gli studenti la possibilità di vivere entrambi i momenti, sia quello di servizio che quello di ricezione, sempre in condizioni di oscurità simulata.
Un gesto semplice, ma carico di significato: togliere la vista anche solo per pochi minuti ha aiutato i ragazzi a riflettere sulla complessità dei gesti quotidiani e sull’importanza del supporto reciproco. Servire la merenda senza essere visti, orientarsi solo con l’udito e il tatto, fidarsi dei compagni, ha creato un ambiente di cooperazione, rispetto e fiducia. Ogni gesto si è trasformato in un’opportunità per “vedere” con altri sensi, imparando che l’empatia nasce dall’esperienza diretta e condivisa.
La scuola che vorrei: esperienze che lasciano il segno
Questa attività si inserisce nel cuore del progetto interdisciplinare Storie sotto le dita, che ha visto gli studenti impegnati nella scrittura di fiabe inclusive, successivamente tradotte in inglese, spagnolo e trascritte in Braille. Il percorso si concluderà con la pubblicazione di un libro tattile e accessibile, che raccoglie i racconti più significativi arricchiti da immagini a rilievo.
Il volume verrà donato all’Associazione “Il Chiaroscuro” di Novara, da anni punto di riferimento per persone cieche e ipovedenti. In questo modo, i ragazzi non solo diventano autori, ma anche portatori di valore: hanno scritto per includere, ma anche per restituire, per lasciare una traccia di sé nella vita degli altri.
Questa è la scuola che vorremmo: una scuola che educa alla vita, che forma cittadini consapevoli, che insegna a guardare con il cuore prima ancora che con gli occhi. Una scuola in cui le esperienze non sono solo didattica, ma crescita personale, dove ogni disciplina si intreccia con la realtà e con i bisogni del mondo.
Attraverso la scrittura, il tatto, il silenzio e la condivisione, i nostri studenti hanno scoperto che il valore di ciò che si impara non è misurato dai voti, ma da quanto ciò che si è vissuto resta dentro.