Come reagire agli aumenti dei costi energetici e, allo stesso tempo, produrre energia in maniera sostenibile, tutelando l’ambiente che ci circonda?
Coldiretti Torino propone di ‘sfruttare’ gli allevamenti di animali che ci sono nel territorio metropolitano per produrre gas metano da immettere in rete, biometano per autotrazione ed energia elettrica sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche di oltre centomila famiglie. Un dato, quest’ultimo, che si può raggiungere – secondo Coldiretti – mettendo insieme la quota producibile da biogas e quella da pannelli fotovoltaici installati sui tetti dei fabbricati aziendali. Si tratta di ben il 4,5% del fabbisogno energetico del Torinese: energia pulita che potrebbe aiutarci nell’approvvigionamento di gas metano fossile in quest’epoca di crisi internazionali.
«Proprio in questi giorni in cui anche il nostro territorio si interroga sul possibile rialzo dei prezzi del metano fossile – afferma il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – vogliamo ricordare che gli allevamenti animali hanno un potenziale energetico enorme. Per un numero sempre crescente di aziende zootecniche, il metano è una fonte rinnovabile di produzione energetica che contribuisce a diminuire la dipendenza dal metano fossile importato dall’ester:, una dipendenza che è un problema per il nostro sistema economico locale».
Oltre all’energia elettrica prodotta con i pannelli sui tetti delle aziende zootecniche c’è, infatti, la grande potenzialità della produzione di biometano, ovvero il metano che si può produrre dagli allevamenti animali e che può essere utilizzato per autotrazione, come nel caso del Gruppo Maganetti di Tirano (Sondrio), che per la sua flotta di tir utilizza biometano prodotto da un allevamento torinese: la Cooperativa Speranza di Candiolo. Lo stesso impianto cooperativo di Candiolo brucia biogas e riscalda, in teleriscaldamento, l’ospedale dell’Istituto per la ricerca contro il cancro.
«In queste giornate in cui scattano i blocchi contro il traffico e di apprensione per il nostro approvvigionamento energetico – aggiunge il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – vogliamo ribadire che la zootecnia può dare un contributo significativo al miglioramento della qualità dell’aria, grazie alla produzione innovativa di energia da fonti rinnovabili e pulite. Con questa nuova frontiera si può affiancare alla tradizionale produzione di cibo per tutti anche la produzione di energia elettrica immessa in rete per tutti noi, di calore per impianti di teleriscaldamento, di metano per auto, furgoni e tir e di anidride carbonica per l’industria alimentare. Se l’agricoltura è sotto attacco ambientale è perché non si vogliono prendere in considerazione gli impieghi degli effluenti per produrre energia e metano da autotrazione. Sostenere questa funzione porterebbe benefici a tutti i cittadini».
In provincia di Torino sono presenti tremila aziende agricole con allevamenti bovini per un totale di 242 mila capi. Si tratta di un vero patrimonio energetico. Da queste mucche – per Coldiretti – sarebbe infatti possibile ricavare 66 mila metri cubi di biogas che, bruciato in centrali termoelettriche annesse alle aziende agricole oppure in centrali consortili, potrebbe produrre 623 GWh di energia di cui 250 GWh di energia elettrica: il 2,4% del fabbisogno elettrico torinese e ben il 94% del fabbisogno agricolo. Le stesse aziende potrebbero inoltre produrre 400mila metri cubi di biometano.
Al termine del processo di produzione energetica e di biometano rimane poi il ‘digestato’, concime pronto per la fertilizzazione dei campi: risorsa altrettanto preziosa in periodo storico in cui i fertilizzanti sono una materia diventata rara con il conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
A queste potenzialità ricavabili dalle deiezioni animali si sommano i 259 MW producibili utilizzando i tetti dei fabbricati ricoperti da pannelli fotovoltaici: un altro 2% del fabbisogno elettrico della popolazione torinese.
«Le nostre aziende zootecniche – conclude il presidente Bruno Mecca Cici – si scontrano però con la mancanza di sostegni a questa svolta ‘green’. Sostegni che dovrebbero derivare, oltre che dalle politiche agricole anche da quelle energetiche regionali e locali. Inoltre, va abbattuta la burocrazia e soprattutto vanno garantiti tempi brevi per gli allacciamenti alle reti energetiche e per il pagamento della vendita in rete dell’energia elettrica e del biometano».