Un Amleto 'spiazzante' per. i 70 anni dello Stabile

Il regista Leonardo Lidi mette in scena un dramma shakesperiano in gran parte reinventato

Elena Marchisio 12/10/2025

Si può davvero definire «spiazzante», come dice lo stesso regista Leonardo Lidi, l'Amleto in scena al Teatro Carignano di Torino fino al 26 ottobre.

L'opera, scelta per festeggiare i primi 70 anni dello Stabile, viene presentata in una versione inedita e anche coraggiosa: non è l'ennesima rappresentazione del dramma shakespeariano, riproposto innumerevoli volte dal 1602, e neppure una sua modernizzazione. Lidi - con la collaborazione del drammaturgo Diego Pleuteri - costruisce uno spettacolo che si muove su un confine affascinante tra fedeltà e reinvenzione, alterna il registro comico e quello tragico, gioco e dolore. Il testo di Shakespeare viene mantenuto nei suoi nodi tematici fondamentali - la vendetta, il dubbio, la follia, il teatro come specchio della verità - ma è sottoposto a un'operazione di riscrittura: alcuni celebri monologhi scompaiono, il linguaggio si fa più diretto, più tagliente, a tratti comico.

Il risultato è un Amleto vivo, che parla al pubblico di oggi senza tradire la sua essenza. I personaggi si muovono come clown, come attori di un circo del dolore, ma la leggerezza è solo un velo sopra una realtà fatta di morte, inganni e solitudine. E quando, nel finale, il trucco svanisce dal volto di Amleto, il teatro mostra il suo volto più crudo: di fronte alla morte non c'è più spazio per le finzioni. Al centro di tutto resta la parola teatrale.

«Trattali bene gli attori, perché sono l'essenza di un'epoca», dice Amleto e chiede al pubblico di ripetere le sue parole, in un rito collettivo che celebra il teatro come luogo vivo, politico. Così anche la celebre battuta «Il teatro è la trappola per catturare la coscienza del re» assume un significato più ampio: il palcoscenico diventa specchio, possibilità di svelare ciò che è nascosto. Mario Pirrello dà corpo a un protagonista lontano dall'iconografia classica del giovane tormentato: il suo Amleto è un uomo adulto, capace di riflettere con lucidità e insieme di travestirsi da buffone, di giocare con la maschera e con la propria follia apparente.

Lo vediamo apparire con parrucca e trucco marcato, arrampicato su un trampolino che si affaccia sul vuoto della platea, una scelta scenica che trasforma lo spettatore in parte attiva, chiamata in causa. Emblematico il momento in cui due spettatori vengono invitati sul palco: un gesto che rompe la quarta parete e ribadisce quanto il teatro, in questa visione, sia un gioco collettivo, uno spazio dove il pubblico non può rimanere passivo.

«Il mio, non lo nascondo, sarà uno spettacolo divisivo. Ma è giusto che lo sia. Amleto non può essere una carezza» dice Lidi.

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