Tabacco lavorato per un totale di oltre 230 tonnellate e circa 22 tonnellate di sigarette, tutti di contrabbando, sono stati scoperti e sequestrati dalla guardia di finanza e dai carabinieri dei comandi provinciali di Torino.
Oltre un anno di lavoro, sotto il coordinamento del pm Francesco Pelosi, della Procura del capoluogo, ha consentito ai militari di individuare cinque siti di produzione e due di stoccaggio, in quella che è stata denominata operazione Chain Smoking. Le sigarette erano in gran parte già in pacchetti con noti marchi, contraffatti, di cui sono stati trovati 538 milioni di componenti tra filtri e cartoncini.
Le perizie su alcune linee di assemblaggio hanno stimato che ciascuna potesse produrre 48.000 pacchetti al giorno, per un totale di almeno 35 milioni di pacchetti, equivalenti a 700 tonnellate di prodotto. Il guadagno stimato è di 175 milioni di euro, con evasioni di accise per 112 milioni e di Iva per 28 milioni. Sono stati otto gli arresti e riguardano persone ucraine, rumene e moldave, tra i 40 e i 59 anni, accusate a vario titolo di contrabbando di tabacchi, contraffazione, riduzione in schiavitù e sfruttamento del lavoro. A scoprire i siti di produzione e i depositi sono stati il nucleo di polizia economico-finanziaria Torino delle Fiamme gialle e la compagnia dei carabinieri di Venaria Reale.
Gli stabilimenti erano mimetizzati in aree industriali, forniti di linee produttive con costosi macchinari tecnologici. Oscurate le finestre verso l'esterno, negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, c'erano alloggiamenti per il personale, proveniente da Paesi dell'Est europeo, in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza. I lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche, costretti a turni massacranti, senza riposo e privati di ogni forma di tutela.
I depositi si trovavano nella zona nord del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo e nei comuni di Caselle Torinese, Venaria Reale e Avigliana. Gli impianti erano alimentati con gruppi elettrogeni per non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell'energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Dopo i sequestri sono stati coinvolti l'ufficio di Torino dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e il comando provinciale dei vigili del fuoco per la gestione dell'ingente materiale. Anche con la collaborazione della Città metropolitana di Torino, è stato distrutto. La Procura sta inoltre valutando i profili di competenza della Procura europea.