È morto a 85 anni tra le montagne che tanto gli erano care, nella casa di villeggiatura dove neppure arriva la strada. Vladimiro Zagrebelsky ieri pomeriggio era a Gressoney-La-Trinité, in Valle d'Aosta, quando un malore lo ha colto all'improvviso.
Giurista, per nove anni giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo, era fratello maggiore di Gustavo, già presidente della Corte costituzionale. Una vita, la sua, dedicata al diritto. Nato a Torino il 25 marzo del 1940, si laurea nel 1963 in giurisprudenza, di cui poi consegue la libera docenza. Nel 1965 l'ingresso in magistratura.
Per due quadrienni (1981-1985 e 1994-1998) eletto nel Consiglio superiore della magistratura, dal 1998 al 2001 guida la direzione generale dell'organizzazione giudiziaria e poi l'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia. Presiede la Commissione Onu per la prevenzione del crimine e la giustizia penale per il 2000-2001 e, il 15 aprile 2001, è eletto giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Incarico che mantiene fino al 2010, anno dell'onorificenza di cavaliere di Gran Croce all'ordine del merito della Repubblica.
Il cordoglio arriva in primis dalla politica. Dal Pd, Chiara Braga, capogruppo alla Camera, sottolinea che «i suoi insegnamenti rimangono un punto di riferimento soprattutto in una stagione difficile come quella che stiamo attraversando". "Una guida lucida e autorevole» per la vicepresidente del Senato Anna Rossomando e - evidenzia la segretaria Elly Schlein - un «grande giurista».
Di «voce lucida e coraggiosa della coscienza civile del nostro Paese» parlano gli esponenti M5S in commissione affari costituzionali al Senato e alla Camera.
«Le posizioni e le idee sostenute possono condividersi o meno, ma è indiscutibile che oggi perdiamo una mente alata, che ha prestato il suo ingegno all'interpretazione delle regole», ha detto il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, durante la commemorazione di Zagrebelsky disposta dalla commissione Affari costituzionali alla Camera durante l'esame della riforma della giustizia.
«Ha dato forza a tante battaglie per rendere l'Italia un Paese migliore», dichiara il segretario di Più Europa, Riccardo Magi. Per l'Associazione Luca Coscioni la voce di Vladimiro Zagrebelsky è stata «un riferimento morale e culturale in molte battaglie per l'affermazione dello Stato di diritto».
Ricorda la docenza di Zagrebelsky negli anni 2009 e 2010 all'Università della Valle d'Aosta il presidente della Regione autonoma, Renzo Testolin, e il sindaco di Gressoney-La-Trinité, Alessandro Girod, sottolinea «il legame che ha voluto costruire con il nostro paese, che per lui era diventato casa».
Per l'Associazione nazionale magistrati «ha rappresentato per anni una voce autorevole e lucida nel dibattito pubblico, richiamando con forza il valore costituzionale della giurisdizione».