Oggi viene presentato ufficialmente il Dossier 'Moncalieri 2028. La periferia al centro', progetto di candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2028.
Un documento che racconta la visione di una città che ha scelto di fare della rigenerazione culturale dei margini urbani il proprio orizzonte di sviluppo, capace di tenere insieme produzione, educazione e cittadinanza attiva. Non un “grande evento” ma un cantiere aperto, un percorso di lungo periodo in cui la comunità si riconosce e si rinnova. La città si presenta forte di una doppia identità. Da un lato il passato illustre: il Castello sabaudo patrimonio Unesco, le Fonderie Limone rinascimentate a polo di produzione e ospitalità creativa, un tessuto di istituzioni e imprese culturali che dialoga con Torino e con l’area metropolitana. Dall’altro un presente che ha imparato a mettere al centro quartieri, frazioni, borgate e spazi di confine, intesi non come “estremi” ma come riserve di possibilità. La candidatura nasce esattamente su questa soglia: dove finisce la retorica della periferia e comincia il progetto condiviso.
La strada verso il dossier non è spuntata dal nulla. Dal 2022 Moncalieri ha avviato un lavoro di city branding per dare una voce riconoscibile alla città, ma soprattutto per dotarsi di uno strumento di coprogettazione, sotto un cappello che porta il nome di “Visit Moncalieri”: un invito rivolto non solo ai visitatori, ma anche alla comunità residente e al territorio circostante. Il brand, in questo senso, ha funzionato come una chiave inglese, sviluppando
un nuovo dialogo tra uffici, associazioni, scuole, operatori culturali, commercianti.
Su questa base si è innestato, dal 2024, il cantiere della candidatura: mappature dei luoghi e delle pratiche, tavoli di ascolto con comunità e soggetti del terzo settore, incontri con il sistema educativo e con il mondo produttivo, una stagione di progetti pilota che ha sperimentato format diffusi (dal centro storico alle borgate), verificando accessibilità, sostenibilità e impatto. La scrittura del dossier è arrivata dopo – non prima – ed è stata la traduzione in obiettivi, azioni e governance di ciò che il territorio aveva già messo in moto. Il documento, consegnato il 25 settembre 2025, racconta una città che ha scelto la continuità: non un “grande evento” calato dall’alto ma un calendario evolutivo dove festival, rassegne, residenze artistiche, pratiche di cittadinanza attiva e valorizzazione del commercio di prossimità dialogano tra loro. È stato dato spazio alla dimensione educativa, alla produzione (non solo alla programmazione) e alla cura dei beni comuni, con i Patti di collaborazione come strumento per responsabilizzare chi vive i quartieri. Anche dati come affluenze, partecipazione, accessi e indotto sono entrati nel racconto come bussola di monitoraggio, perché la cultura conti anche quando si misura.
La candidatura organizza le proprie energie in cinque aree strategiche, concepite come cerchi concentrici. Ogni area è necessaria alle altre, e tutte sono convergenti verso l’obiettivo comune di dimostrare che la periferia può davvero fare centro: Design e Trasformazione; Rigenerazione urbana e dei Beni Comuni; Inclusione e Parità di genere; Cultura e Innovazione sociale.
Questa architettura concentrica consente a Moncalieri di operare su livelli diversi ma integrati, generando un effetto moltiplicatore che fa della città un laboratorio di creatività diffusa, coesione sociale e rigenerazione culturale.
La candidatura di Moncalieri a Capitale Italiana della Cultura 2028 è un passo naturale di un percorso già avviato. Negli ultimi anni la città ha investito in progetti di rigenerazione urbana e culturale che hanno restituito spazi, risorse e opportunità alle persone. Dalle Fonderie Limone (oggi polo di produzione e ospitalità creativa) al Castello Reale, patrimonio Unesco e cuore del sistema
culturale, fino alle borgate e ai quartieri che hanno ritrovato centralità grazie a festival diffusi, patti di collaborazione e percorsi di cittadinanza attiva.
«Moncalieri ha scelto di candidarsi perché ha imparato che la cultura può cambiare davvero la geografia di una città» dichiara Paolo Montagna, Sindaco di Moncalieri.
«Abbiamo costruito un modello che mette insieme il centro e i margini, le istituzioni e le persone, la memoria e l’innovazione. Questa candidatura è la tappa di un percorso collettivo, un invito a guardare ai nostri luoghi con occhi nuovi». Nel 2028 Moncalieri celebrerà anche gli 800 anni dalla propria fondazione, avvenuta nel 1228 quando un gruppo di abitanti trovò rifugio sulla collina per difendersi da incursioni ostili. Da borgo di confine a città metropolitana, Moncalieri ha costruito nei secoli una vocazione al dialogo e alla trasformazione: il ponte sul Po, che per secoli fu l’unico accesso a Torino per
chi proveniva da sud, è diventato nel tempo una metafora della sua identità, quella di una comunità che unisce e attraversa.
L’area metropolitana torinese sta ripensando il proprio modello culturale dopo anni di innovazioni e crisi; la città di Moncalieri in questo contesto porta in dote una dimensione 'ponte': sufficientemente grande per incidere, sufficientemente prossima per sperimentare.
Il Dossier non è solo un progetto, ma la sintesi di una pratica già in corso.
Dal 2024 Moncalieri ha sperimentato nuovi format diffusi - festival, residenze artistiche, laboratori, percorsi formativi e progetti di rigenerazione - che hanno unito produzione culturale e partecipazione civica. Le esperienze avviate hanno mostrato che la cultura può diventare motore di sviluppo economico, sociale e territoriale, creando occupazione qualificata, valorizzando i saperi artigiani e favorendo nuove alleanze tra pubblico e privato. Il 2028 per Moncalieri non è un traguardo ma un orizzonte: un’occasione per consolidare politiche, coordinare risorse e offrire alla città un’identità culturale riconoscibile e condivisa. La candidatura - si legge nel dossier di candidatura - rappresenta quindi un patto che la città intende rinnovare, con o senza titolo, perché la credibilità di una candidatura si misura nella sua capacità di migliorare la vita delle persone.
«La leva è la rigenerazione culturale delle periferie, intese non come estremi, ma come soglie porose tra funzioni, generazioni e comunità» ha aggiunto Antonella Parigi, Assessora alla Cultura. «Demarginalizzare significa rendere la cultura accessibile e generativa, creare spazi di scambio dove la vita quotidiana incontra l’arte, l’impresa, la scuola, il volontariato. Moncalieri è pronta a diventare un laboratorio nazionale di questa nuova idea di capitale».
La candidatura di Moncalieri a Capitale Italiana della Cultura 2028 è dunque un progetto corale, che nasce dall’amore per la città e dalla convinzione che i margini possano diventare il centro rinnovato e ritrovato di una nuova geografia culturale italiana.