L'Università a Torino è donna. Cristina Prandi è da oggi - 1 ottobre 2025 - ufficialmente la nuova rettrice dell'Università di Torino, la prima donna ad assumere questo ruolo nella storia dell'ateneo dopo 621 anni di vita. La professoressa di chimica si è insediata in una cerimonia alla Cavallerizza alla quale sono intervenuti la professoressa emerita Paola Bonfante e il direttore del Museo Egizio Christian Greco.
Prandi prende il posto di Stefano Geuna. «Assumo questa carica con grande senso di responsabilità - ha detto Prandi - verso questa comunità nella speranza di costruire un futuro migliore, ma sento anche un eredità di inestimabile valore. Inizia un tempo nuovo: non mi sfugge il fatto di essere la prima donna a essere eletta rettrice, frutto di un cammino collettivo. È un punto di partenza lungo un cammino ancora lungo».
La rettrice ha parlato di Gaza. «L'Università di Torino si fa portavoce senza esitazioni della denuncia delle gravi violazioni dei diritti umani fondamentali accertate e continuamente reiterate nella Striscia, ivi compreso l'uso della fame nell'ambito di quella che ormai si configura come una guerra di sterminio dalle conseguenze dalla portata catastrofica tali da giustificare, secondo autorevoli istituzioni come l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchr), Human Rights Watch, Amnesty International e la Corte internazionale di giustizia, l'uso del termine genocidio» ha spiegato Cristina Prandi. «Esprimiamo anche profonda preoccupazione - ha detto la rettrice - per l'esito della spedizione della Global Sumud Flotilla, proprio in queste ore critiche. Ma Gaza è anche luogo simbolo, perché, quanto vi accade, più che altrove, interroga la nostra stessa storia, interroga i valori fondanti dell'università, di ogni università. Come Comunità accademica non possiamo tacere e, contemporaneamente, non possiamo fermarci alla denuncia. Dobbiamo trasformare parole di solidarietà in azione concreta. Penso a borse di studio e mobilità solidale per studentesse e studenti palestinesi, progetti di ricerca condivisa per la ricostruzione culturale e sociale, reti internazionali di università impegnate nella difesa dei diritti fondamentali e nel sostegno imprescindibile alla realizzazione di corridoi umanitari».
Intanto però è andata in scena una manifestazione dei collettivi universitari. Una cinquantina di studenti, in particolare del collettivo Cambiare Rotta, sono partiti da Palazzo Nuovo scandendo lo slogan «Boicotta Israele». In testa al corteo uno striscione: «Per la Flotilla, per la Palestina blocchiamo tutto! Sfiduciamo rettrice, Bernini e governo». Davanti all'ingresso della Cavallerizza hanno aggiunto: «O esce la rettrice o entriamo noi. Mentre lei festeggia dietro lo schieramento di polizia continua la collaborazione con Israele e state difendendo un genocidio». L'accesso in via Verdi è stato quindi presidiato dalle forze dell'ordine in assetto antisommossa. Il corteo si è trasformato un presidio. Una cinquantina di studenti dopo la lettura di una lettera in cui è stato chiesto che il Senato accademico condanni «i crimini di Israele» e opti per la sospensione immediata degli accordi con le università israeliane e con Leonardo, hanno ottenuto che una delegazione venisse ricevuta. All'uscita i portavoce di sono detti «insoddisfatti dell'incontro», e i manifestanti si sono mossi in corteo verso Palazzo Nuovo, dove avevano annunciato un'assemblea.
«Vogliamo che il Senato sia aperto a tutti, che sia democratico - hanno scandito i collettivi -. Lì dentro ci hanno parlato di pluralità, di università libera. Ma quale università libera è quella che festeggia dietro lo schieramento di polizia? Una università libera è un'università in cui il Senato è davvero accessibile a tutta la comunità studentesca».
Gli studenti contestano la gestione della mozione su Gaza: «La lettera è stata soltanto letta, non è stata discussa. Quello che c'è stato lì dentro sono state parole vuote, senza alcun senso. Finché l'università non prenderà misure concrete contro il genocidio del popolo palestinese e non rescinderà ogni accordo con Israele, non ci fermeremo».
La mobilitazione proseguirà con nuove richieste: «Vogliamo un Senato accademico straordinario, aperto a tutta la comunità studentesca - hanno aggiunto - in cui si discuta di nuovo la mozione e si applichi finalmente un boicottaggio accademico totale».
Al netto della parentesi Gaza, la neo rettrice ha anche parlato di precariato. «Non possiamo parlare di indipendenza se restano tali squilibri all'interno di chi fa ricerca e non solo» ha sottolineato. «La ricerca è fondamentale - ha invece affermato Greco - e questo è un luogo di libertà per creare cittadini e cittadine liberein un momento in cui rischia di avere ragione chi urla più forte. Non bisogna lasciarsi ingannare dalle immagini: il ruolo rigoroso del ricercatore è guardare al di là della superficie. Dobbiamo andare in profondità, perché questo fa l'università».
Si è aperta con l'intervento di un rappresentante dell'assemblea dei precari dell'Università di Torino la cerimonia d'insediamento della nuova rettrice, Cristina Prandi. «Siamo qui con un piccolo presidio per ricordare che la situazione all'interno di tutti gli atenei e anche in quello torinese è gravissima - ha detto il rappresentante dei precari prendendo la parola nell'aula magna della Cavallerizza - dopo due anni e mezzo di indeterminatezza siamo di fronte a un ricatto occupazionale e 70% di noi entro questo dicembre potrebbe perdere il lavoro e non vedere rinnovati i propri contratti».
«Molti di noi - ha proseguito - hanno dovuto trovare nuove occupazioni fuori dall'università perchè i soldi per finanziare le nuove posizioni precarie della riforma non ci sono quindi dobbiamo decidere se accettare condizioni migliorative delle nostre condizioni di lavoro, che anche prima della riforma erano tutt'altro che idilliache, o un'espulsione di massa nei prossimi mesi e questo per noi è inaccettabile».
«L'università rischia di non essere più quella che conoscevamo prima, di non poter piu' svolgere le sue funzioni perchè oggi si basa sullo sfruttamento sistematico del precariato accademico. Quindi chiediamo che questa comunità prenda posizione, chieda un finanziamento migliore dell'università italiana riportandoci alla media europea con il raddoppio del Ffo e che si crei un fondo ad hoc per finanziare le nuove contrattuali», ha concluso.