Lunghe code all’Ufficio Immigrazione di Torino: condannati Questura e Ministero

Il Tribunale ha riconosciuto carattere discriminatorio nei disservizi che costringevano i cittadini stranieri a ore di attesa all’aperto

Carlo Santori 10/08/2025
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Il Tribunale civile di Torino, con sentenza firmata dal giudice Andrea Natale, ha definito il sistema attuale di gestione delle fila davanti all’ufficio immigrazione della Questura come «discriminatorio» nei confronti dei richiedenti asilo.

Le condizioni di attesa prolungata, spesso notturna e all'aperto, sono state giudicate mortificanti e lesive di diritti fondamentali alla salute, al lavoro e all’accoglienza.

La decisione giudiziaria segue il ricorso presentato da 18 richiedenti asilo, affiancati dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) che avevano denunciato l’assenza di un sistema di prenotazione efficace e criteri, secondo il tribunale, oscuri nella gestione degli accessi.

Una sentenza che rappresenta un precedente in Italia, essendo la prima class action antidiscriminatoria accolta in ambito migratorio.

La Questura di Torino ha annunciato di recente l’adozione di diversi accorgimenti strutturali, come sportelli decentrati e prenotafacile, per contrastare gli assembramenti. Tuttavia la sentenza invita a una revisione più sistemica e rapida.

Intanto non è mancata la reazione dei sindacati di polizia. Siulp e Siap hanno fatto sapere di aver da tempo segnalato le condizioni critiche degli sportelli e degli ambienti – in particolare riferendosi alla vecchia sede di Corso Verona – denunciando la mancanza di risorse e condizioni di lavoro inadeguate. Tuttavia esprimono preoccupazione per una condanna che colpisce il personale in prima linea.

In un comunicato congiunto questura di Torino e ministero dell’interno annunciano che presenteranno ricorso in appello contro la sentenza e precisano:

«Dall’1 gennaio al 31 luglio 2023 abbiamo emesso 48.919 permessi di soggiorno, 9.000 in più rispetto all’anno prima. La situazione complessiva è in costante miglioramento. Abbiamo sempre cercato di garantire corsie preferenziali per i richiedenti asilo e di protezione internazionale particolarmente vulnerabili, come ad esempio nel caso di rifugiati politici. In sede di istruttoria, spesso domande non adeguatamente corroborate da documentazione o non adeguatamente motivate, tanto che molte di esse vengono rigettate».

«La sentenza del Tribunale di Torino, emessa a seguito della class action promossa da Asgi, che condanna la Questura di Torino a riorganizzare, entro quattro mesi, i propri uffici immigrazione, mette nero su bianco ciò che la Cgil Torino, insieme ad altre associazioni, denuncia da sempre». Questa la reazione invede della Cgil di Torino in una nota, a proposito della sentenza emessa nei giorni scorsi dalla nona sezione del tribunale di Torino.

«Le gravi conseguenze - prosegue il sindacato - che questa situazione determina nei confronti di persone fragili, che rischiano l'illegalità per fatti burocratico amministrativi, sono più che evidenti: già nell'inverno scorso, quando abbiamo denunciato le pesanti condizioni dei migranti in attesa presso il vecchio ufficio di corso Verona, era evidente che il sistema non funzionasse, così com'è evidente la responsabilità primaria della Questura e delle istituzioni competenti nell'affrontare quella che era una vera e propria emergenza umanitaria. Nei mesi non abbiamo mai smesso di monitorare la situazione, e solo qualche settimana fa avevamo affrontato la questione del rilascio di un titolo di soggiorno consegnato già scaduto, un fatto non inusuale ed esemplificativo delle modalità con cui operano ogni giorno gli operatori di polizia, in numeri inadeguati a gestire i flussi e con gravi problemi organizzativi (come lo strumento di prenotazione online, "Prenota facile", non ancora efficace e realmente operativo)».

«Per la Cgil Torino - conclude la nota - questa sentenza è importante, perché fa emergere una condizione che da tempo denunciamo e sulla quale stiamo cercando soluzioni efficaci. Ancora oggi, infatti, a Torino le code sono ancora lunghissime e i tempi di risposta inadeguati. Non servono vuote dichiarazioni di intenti ma azioni capaci di cambiare la situazione: mentre apprendiamo che l'ipotesi Santo Volto rischia di non arrivare in tempi utili, ciò che ci aspettiamo dal tavolo istituito in Prefettura è una proposta precisa e concreta».

 

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