Avrebbero lasciato un operaio, vittima di un infortunio sul lavoro, ferito in un prato prima di chiamare i soccorsi. Per questo due coniugi di 48 e 46 anni e una terza persona di 48 sono stati denunciati dai carabinieri.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Ivrea, sono scattate a seguito del rinvenimento di una persona ferita in località Roboronzino nel comune di Ciriè, nel torinese. I due coniugi, secondo l'accusa al fine di sviare le indagini, avrebbero riferito che mentre transitavano in quella località, avrebbero notato un uomo ferito riverso su un prato.
Gli accertamenti eseguiti dai militari, hanno evidenziato uno scenario completamente diverso da quello raccontato. Il ferito, un cittadino rumeno di 46 anni, secondo gli accertamenti degli investigatori avrebbe, infatti, prestato attività lavorativa in 'nero' in un cantiere edile di proprietà della coppia. In particolare si sarebbe occupato di lavori di muratura per ristrutturazioni di abitazioni e nel primo pomeriggio del 7 agosto scorso, mentre si trovava all'interno del cantiere, sarebbe stato ferito dalle macerie e dai ferri che erano incastonati nella muratura di un balcone su cui stava lavorando e che era improvvisamente crollato a seguito dell'impatto l'uomo era svenuto e la coppia, per non incorrere in problemi, lo avrebbe caricato sulla propria auto e dopo averlo depositato sopra un prato in località Roboronzino richiesto l'intervento del personale sanitario. Il terzo uomo coinvolto è il direttore dei lavori di ristrutturazione dell'abitazione che è giunto sul posto appena dopo i fatti accaduti. La vittima è stata trasportata presso l'ospedale in prognosi riservata ma non sarebbe in pericolo di vita.
«In estate infortuni e sfruttamento sul lavoro non vanno in vacanza e, anzi, da Napoli a Torino, dilaga il lavoro nero» – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro.
«I due lavoratori senza contratto morti insieme a un collega nel crollo di un montacarichi impropriamente utilizzato avvenuto il 25 luglio 2025 nel capoluogo campano – prosegue Quirico – e l'operaio edile abbandonato per strada gravemente ferito il 7 agosto 2025 a Ciriè, nel Torinese, dopo il cedimento del balcone di una villa che stava ristrutturando 'in nero', sono il sintomo di un malcostume, anzi di comportamenti criminali, che sono ancora fortemente radicati nel comparto delle costruzioni in Italia».
«Il ricorso a lavoratori in nero, mal pagati e non adeguatamente formati e informati dei rischi – afferma il direttore di Sicurezza e Lavoro – è un comportamento che ancora resiste pervicacemente, a tutti i livelli, nelle imprese piccole come in quelle grandi, negli appalti pubblici così come nelle committenze private».
«Non ci stancheremo mai di dire – aggiunge Quirico – che servono maggiori controlli nei cantieri, già nelle fasi di allestimento, per stroncare sin dall'inizio pratiche scorrette e verificare che mezzi, attrezzature e ponteggi siano idonei e adeguatamente allestiti e utilizzati, per salvare vite umane e assicurare qualità del lavoro e delle opere».
«Indignazione e profonda preoccupazione: siamo di fronte a un atto, il terzo in poco tempo sul nostro territorio, che unisce in modo intollerabile la violazione delle leggi sul lavoro all'assenza di ogni principio di umanità. Il lavoro nero è una piaga che espone le persone a rischi enormi, priva di ogni tutela e contribuisce ad alimentare un sistema di sfruttamento intollerabile: la salute e la sicurezza sul lavoro non possono essere subordinate a logiche di profitto o all'illegalità». Così in una nota Cgil e Fillea Torino sull'operaio ferito in un infortunio sul lavoro e lasciato in un prato.
«La sicurezza è un diritto fondamentale: nessun lavoratore deve rischiare la vita per guadagnarsi da vivere, e nessuno dovrebbe essere abbandonato da solo in condizioni disumane dopo un infortunio - commenta Sarah Pantò, della segreteria Cgil di Torino - questo problema è legato a doppio filo con l'assenza di controlli, ispezioni e sanzioni, e di una presa di coscienza reale sulla profondità del problema».
«Il tema della salute e sicurezza sul lavoro si gestisce realmente solo se si lavora su un'azione di concerto tra i diversi enti che si occupano di prevenzione e controllo, si promuove una procura nazionale del lavoro che si occupi di reati in materia di sicurezza sul lavoro e si investe sul personale nei servizi di vigilanza - aggiunge - un problema, quest'ultimo, di particolare urgenza per il nostro territorio, dato che gli Spresal di Torino sono ancora fortemente sotto organico».
«La gravità dell'episodio del quale siamo venuti a conoscenza è altissima - sottolinea Massimo Cogliandro, segretario generale Fillea Cgil Torino -Piemonte - purtroppo sappiamo che questo non è un caso isolato, ma anzi va a costituire il terzo caso di un lavoratore che, in pochi mesi, in provincia di Torino, che subisce un trattamento di questo tipo. Il progressivo e inarrestabile aumento di questi fenomeni, specie purtroppo nell'ambito dell'edilizia, insieme a questo caso in particolare, ci confermano che il sistema degli appalti nel nostro paese non funziona e che la decisione di istituire una procura nazionale super specializzata in materia di salute e sicurezza sul lavoro non può più essere rimandata», conclude Cogliandro.