Un omaggio ai carabinieri morti a Castel D'Azzano ha preceduto oggi a Torino l'apertura del 36° Congresso nazionale forense. «Siamo vicini - ha detto fra gli applausi il presidente, Francesco Greco - all'Arma dei carabinieri e a tutte le forze di polizia, che mettono le loro vite a rischio per tutti noi. E siamo vicini ai caduti sul lavoro, che danno la vita nell'esercizio del loro dovere».
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio in occasione dei lavori del Congresso. «Gli avvocati svolgono un ruolo di grande importanza nella promozione dei valori costituzionali, oltre che nello sviluppo del pensiero giuridico. Il tema scelto per il XXXVI Congresso nazionale forense testimonia l'ambizione e la consapevolezza del ruolo dell'Avvocatura nel promuovere la tutela dei diritti in una delicata fase di transizione, che include la sfida delle tecnoscienze», ha scritto il capo dello Stato.
«Per continuare a concorrere a garantire il rispetto dei diritti fondamentali e la corretta applicazione della legge, al servizio dei cittadini - ha aggiunto Mattarella - la professione forense esige piena autonomia e responsabilità, con il rispetto da parte delle istituzioni e con l'osservanza di rigorose regole deontologiche».
Il presidente della Repubblica ha quindi sottolineato che «il Congresso rappresenta un significativo appuntamento di confronto e di dibattito sulla funzione dell'Avvocatura in una realtà inedita, in cui le innovazioni tecnologiche rischiano di porre in discussione la stessa centralità della decisione umana, anche nelle professioni intellettuali e nel sistema giustizia».
«Con l'auspicio che dal dibattito e dal confronto emergano riflessioni e proposte utili e stimolanti per l'intero Paese - ha concluso - formulo a tutti i presenti auguri di buon lavoro».
Il presidente del Consiglio nazionale forense, durante la sessione inaugurale, ha tuonato «Abolire la riforma Cartabia!». Parole che sono state accolte con un'ovazione da parte dei circa 1000 fra congressisti e delegati presenti. «In questi anni - ha detto - abbiamo assistito a una trasformazione del sistema giudiziario in nome dello smaltimento dell'arretrato e della velocizzazione dei tempi, ma dimenticando il principio del giusto processo e quello di efficienza. Sono stati smantellati i pilastri fondamentali del diritto: dietro ogni causa ci sono persone, diritti, progetti di vita». «La riforma Cartabia - ha poi sottolineato - ha allontanato i cittadini dal processo e cacciato gli avvocati dai tribunali. Dobbiamo ridare ai cittadini italiani il diritto di rivedere il giudice. Oggi ci troviamo davanti a un processo senza processo, a un dibattimento senza nessuno che dibatte».
Il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro durante l'evento ha colto l'occasione per affermare che «L'articolo 111 della Costituzione non è mai stato disapplicato come in questi anni quando parla della parità processuale: la riforma della giustizia garantirà questa parità».
«La riforma costituzionale - ha osservato - sancisce indirettamente per la prima volta in Italia pari dignità fra i soggetti della giurisdizione: avvocati, pubblici ministeri, giudici. Non abbiamo fatto altro che leggere l'articolo 111 della Costituzione». Dai congressisti si è alzato un lungo applauso.
Delmastro ha poi sottolineato che se si vuole che l'avvocato sia un interprete vivo della cultura del suo tempo, fortemente radicato nella nostra cultura giuridica, ma anche con la testa verso il futuro per l'affermazione dei nuovi diritti, «era indifferibile una riforma dell'ordinamento della professione forense, di cui abbiamo raccolto la delega, per rafforzare l'indipendenza e la libertà dell'avvocato, rafforzare il segreto professionale, aggiornare la disciplina dei compensi per garantire l'equo compenso a tutti gli effetti. Nell'esercizio della professione possiamo avere una dimensione anche industriale, ma il sapere artigianale dell'avvocato è garantito dall'equo compenso, perchè mai saremo dipendenti di grandi organizzazioni industriali».
Il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, nel suo videocollegamento ha infine sottolineato come «In questa stagione di riforme è assolutamente necessario che ci sia una forma di rispetto, pure all'interno di posizioni diverse, che debba essere mantenuta e che deve riguardare tutti gli attori protagonisti. Galimberti faceva notare come la parola dialogo porta con sè il prefisso che in greco è sinonimo di distanza, quindi nel dialogo si parte dal presupposto che ci siano delle opinioni diverse. Dialogare con chi la pensa come noi è semplice, farlo con chi ha una visione diversa del mondo è complicato. Allora siccome in gioco ci sono i diritti dei cittadini, credo sia assolutamente necessario che la postura che ciascuno di noi assume, nella diversa e legittima valutazione delle proposte in campo, sia caratterizzata dal rispetto e dal riconoscimento di ogni posizione quando si parla di architettura costituzionale, che deve trovare il giusto spazio e la giusta valutazione».