Daspo urbano, per Fdi la misura non è più rinviabile

Duro attacco dell’assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, al sindaco del Comune di Torino, Stefano Lo Russo

Loris Puccio Conti 08/01/2025
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Il degrado sommerge le periferie torinesi e il centrodestra preme per l'adozione di misure più restrittive: in primis, l'applicazione del ‘daspo’ urbano.

A questo proposito, Maurizio Marrone, assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte, chiama direttamente in causa il sindaco della Città di Torino, Stefano Lo Russo.

«La strada indicata dal ministro dell’Interno non lascia più alibi al sindaco Lo Russo: il daspo urbano, insieme alle nuove norme dell’ultimo Decreto sicurezza, è uno strumento irrinunciabile per contrastare i fenomeni di degrado e spaccio e come tale va applicato nelle metropoli a rischio, Torino in testa». Sono queste le dichiarazioni rilasciate dall’assessore Marrone in occasione della recente visita, insieme ai vertici locali di Fratelli d'Italia, alla caserma dei Carabinieri ‘Cernaia’ a Torino.

Il daspo urbano continua, così, a tenere banco nel dibattito nazionale e torinese. Com’è noto, la misura prevede l'individuazione di aree urbane 'sensibili' - vere e proprie 'zone rosse' - dove vietare l'ingresso di soggetti 'pericolosi' o con precedenti penali. In caso di inosservanza, si prevede anche l'arresto fino a due anni.

Marrone è stato il primo firmatario della 'Proposta di deliberazione di iniziativa popolare sul Daspo Urbano' che attualmente è ‘bloccata’ in Consiglio Comunale, nonostante le firme di centinaia di cittadini torinesi.

«Proprio per questo motivo – prosegue l’assessore regionale – chiederò al prefetto la convocazione di un tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cosp), per chiedere conto al Comune di Torino di come mai perseveri nel bloccare questa misura, altrimenti a disposizione delle forze dell’ordine per fare ‘pulizia’ in città. Alla luce poi della recente Direttiva del Ministero dell’Interno, appare sempre più evidente come l’applicazione del daspo urbano rappresenti una scelta di campo chiara. O dalla parte della sicurezza e della legalità oppure dalla parte delle gang di balordi e spacciatori».

«Mi auguro – conclude Marrone – che il sindaco Lo Russo la smetta di esitare solo per accontentare l’ambiguità della sinistra radicale nella sua maggioranza, perché ogni giorno ulteriore di attesa trascina interi quartieri di Torino verso la condizione di banlieue».

Nella condizione di 'banlieue', 'favelas' o 'baraccopoli' - a seconda dei gusti - continuano davvero ad avvicinarsi le periferie torinesi.

Se piazza San Carlo è spesso considerata come il 'salotto della città', il Giardino Madre Teresa di Calcutta si candida al ruolo di 'salotto delle periferie'. Qui sono installati, infatti, divani malconci, cuscini, scatoloni, stracci e pattume di vario genere, malgrado le telecamere e gli sforzi del Comune e della Circoscrizione.

«I cittadini – le parole di Patrizia Alessi, capogruppo di Fratelli d'Italia in Circoscrizione 7 – percorrendo il Giardino Madre Teresa di Calcutta hanno potuto vedere che i giochi d’acqua sono diventati un ‘salotto’, un salotto un po' sporco e disordinato».

«Dai balconi i residenti vedono di tutto, compresa la vendita di droghe e a volte il loro consumo, bivacchi, risse quotidiane, persone che si fanno il bidet alla fontanella sotto gli occhi di tutti e perfino la distruzione dei manufatti eseguiti da poco tempo, con una spesa di 500 mila euro» – denuncia Patrizia Alessi.

I disagi sono perfino in aumento in Borgo Vittoria. Dopo i lanci di petardi all'interno dei cassonetti in via Breglio e nelle zone limitrofe, negli ultimi giorni la situazione è degenerata fino a provocare un incendio con un annesso black-out di oltre due ore.

Le fiamme hanno avvolto anche piazza Sofia, fino a raggiungere un metro di altezza, tra plastiche e immondizie. Qui alcune famiglie rom hanno acceso un vero e proprio falò in pieno giorno, a due passi dal capolinea della linea 62 di Gtt.

Dall’altra parte della città, vicino a piazza Bengasi, è stata poi la volta della piscina Torrazza, bersagliata da un gruppo di malintenzionati, che ha forzato la serratura, infranto le vetrate e provocato vari danni, scuotendo la sensibilità del quartiere. Anche perché la piscina rappresenta un importante punto di riferimento sociale e sportivo per un quartiere afflitto da tanti disagi.

Le periferie della Città di Torino si avvicinano così sempre di più alle condizioni delle favelas, malgrado le ‘tregue’ momentanee e i tentativi di alcuni di ridurre il tutto a un problema di ‘percezione’ di sicurezza.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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