Chiara Appendino condannata a un anno e cinque mesi per Piazza San Carlo

Il M5s invoca una nuova legge per i sindaci. Si spacca il centrodestra con Salvini che solidarizza mentre Fdi chiede le dimissioni della pentastellata

Carlo Santori 21/01/2025
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Un anno, 5 mesi e 23 giorni di reclusione. Così la Corte di assise di Appello di Torino ha ricalcolato la condanna per Chiara Appendino, ex sindaca del capoluogo piemontese e oggi parlamentare del MoVimento 5 stelle, per i fatti di Piazza San Carlo del 2017. La stessa pena è stata formulata per l'ex Capo di gabinetto Paolo Giordana. È stato assolto invece Maurizio Montagnese, all'epoca presidente dell'agenzia turismo Torino.

Lo scorso 17 giugno la Cassazione aveva annullato la precedente sentenza di appello dichiarando "irrevocabile" la responsabilità penale di Appendino, ma ordinando ai giudici subalpini di ricalcolare al ribasso la sua condanna (18 mesi) perché nel frattempo c'erano state delle remissioni di querela. Gli avvocati della ex sindaca avevano proposto un anno di reclusione con la conversione in centomila euro. Il 3 giugno 2017 una serie di ondate di panico tra la folla che in Piazza San Carlo stava seguendo su un maxischermo la finalissima di Champions League tra Juventus e Real Madrid provocarono più di 1.600 feriti; in seguito morirono due donne. Il processo riguardava le lacune della organizzazione e nella gestione dell'evento.

In una nota il deputato torinese pentastellato Antonino Iaria commenta: «Le sentenze si rispettano sempre e ci si difende nei processi e non dai processi, senza invocare complotti o accuse infondate nei confronti della magistratura. Ma non si possono mettere sullo stesso piano vicende giudiziarie legate al ruolo dei Sindaci e altre situazioni di tutt’altra natura. Lo sottolineo perché fare il Sindaco o la Sindaca oggi significa assumersi responsabilità che spesso travalicano le possibilità reali di controllo e gestione. Amministrare una città è un compito complesso, dove ogni decisione può comportare rischi e conseguenze che vanno ben oltre la volontà o l’intenzione dell’amministratore. E' ampiamente arrivato il momento di riflettere, come Paese, su come migliorare il quadro normativo e legislativo che regola l’operato dei sindaci e degli amministratori locali, per garantire loro strumenti più adeguati e una maggiore tutela nello svolgimento del loro compito. Lo testimoniano anche le migliaia di firme dei Sindaci di tutta Italia e di tutti i partiti a sostegno dell'appello dell'Anci per una riforma del TUEL. Appello nato proprio per il processo su Piazza San Carlo in cui, ricordiamolo, Chiara Appendino è coinvolta in modo colposo in virtù del suo essere Sindaca e non doloso. Da tutta questa vicenda c’è una fatto incontestabile: la classe e la dignità con cui Chiara Appendino ha affrontato questa vicenda dovrebbero essere un esempio per tutta la classe politica. Il suo comportamento dimostra che si può affrontare una situazione difficile con rispetto delle istituzioni e fermezza morale, valori che non dovrebbero mai mancare a chi sceglie di servire la cosa pubblica».

Si spacca nei commenti alla sentenza invece il centrodestra. «Condanna ingiusta nei confronti di un sindaco, come troppo spesso accade. La mia solidarietà a Chiara Appendino». Così Matteo Salvini dopo la sentenza per i fatti di piazza San Carlo.

Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri invece commenta «L'Appendino è intenta a insultare i suoi avversari politici con un livore che spesso raggiunge punte topiche alla corte della nota ‘zarina’ della sinistra televisiva, di cui è un’opinionista di punta. Chissà se manterrà la stessa spocchia ora che la Corte di assise di appello di Torino ha confermato, per l'ex sindaca del capoluogo, una condanna a un anno cinque mesi e ventitré giorni di reclusione. Peraltro per una vicenda gravissima visto le conseguenze che ebbe la cattiva gestione del Comune di Torino. Questa condanna dovrebbe indurre a un lungo silenzio chi con arroganza insulta gli altri e non sa giudicare sé stessa. Ma qualcuno ha giudicato lei».

Il deputato piemontese di Fratelli d'Italia Marcello Coppo chiede invece le dimissioni della deputata: «Immagino che Chiara Appendino non avrà ancora il coraggio di dispensare lezioni di etica dopo la condanna della cassazione e la rimodulazione di oggi della pena per motivi tecnici che ha ridotto soltanto di pochissimi giorni l'originaria condanna a 18 mesi per i fatti accaduti il giorno della finale di Champions della Juve nel 2017 e sfociati in tragedia, con la morte di due donne. Nel caso, invece, dovesse ancora perseverare nel giudizio morale contro qualcuno che magari è a mala pena indagato, e non condannato con sentenza definitiva come nel suo caso, ci troveremmo di fronte a un caso di doppiopesismo, tipico della sinistra. Ad Appendino e ai suoi sodali diciamo che è facile essere garantisti con se stessi e giustizialisti con gli altri. Né ci meravigliamo dell'incoerenza che hanno sempre manifestato. Se il Movimento fosse coerente con quello che dice, Chiara Appendino sarebbe stata costretta a dimettersi»

 

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