Automotive, aria di crisi alla Sfc Solutions di Ciriè

Con livelli di produzione ai minimi e la necessità di investimenti strutturali, nell’azienda aleggia lo spettro della cassa integrazione

Loris Puccio Conti 04/09/2024
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Si è aperto un nuovo capitolo dell'eterna crisi dell'automobile italiana.

Questa volta ad animare lo sciopero sono stati gli oltre trecento lavoratori e lavoratrici della Sfc Solutions, con il consueto carico di preoccupazione, rabbia e malessere. E ancora una volta ad aleggiare minacciosamente è lo spettro della cassa integrazione.

Gli stabilimenti della Sfc Solutions, a Ciriè (Torino), producono guarnizioni per l'abitacolo, componenti di rilievo per la sicurezza e il comfort di camion, furgoni e trattori.

L'azienda è nota soprattutto come ‘ex Saiag’ ed è attualmente di proprietà di Mutares, un fondo tedesco subentrato all'americana Cooper Standard.

Nel corso degli anni, comunque, la Sfc Solutions ha sempre fatto parte dell'indotto che rifornisce Stellantis e, tra gli altri, Volkswagen. E, di conseguenza, ha fatto parte anche della profonda crisi dello stesso settore.

Nell'ultimo periodo, l'azienda rimaneva a galla per il discreto andamento del settore dei furgoni, a fronte dei livelli di produzione generalmente assai bassi. Nel mese corrente, però, anche il settore dei furgoni ha patito una forte flessione e, complessivamente, i volumi di produzione non hanno più garantito più la saturazione occupazionale del personale. Ad aggravare, infine, la situazione è l'assenza di investimenti da parte della proprietà, a fronte di attrezzature ormai inadeguate.

Ha iniziato, così, ad aleggiare lo spettro della cassa integrazione insieme a un'onda emotiva di preoccupazione, ansia e malessere fino ad arrivare alla giornata di martedì scorso. Per la mattinata, pomeriggio e la nottata successiva i 317 lavoratori e lavoratrici dell'azienda si sono recati di fronte ai cancelli degli stabilimenti incrociando le braccia in segno di protesta e bloccando così la produzione per un'ora e mezza a turno.

Lo sciopero è stato organizzato dalla Rsu aziendale insieme alle segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e UilTec Uil.

«Questa difficile situazione – la nota congiunta dei tre sindacati – si aggiunge alla crisi in atto nel settore auto nazionale e, più nello specifico, in quello del torinese, producendo tra i 317 dipendenti della Sfc Solutions forte preoccupazione per il loro futuro e quello delle loro famiglie».

Per ora quello della cassa integrazione è ‘solo’ un’ipotesi e non un'eventualità concreta avanzata dall'azienda o da altre parti.

Sicuramente, però, l'iniziativa di martedì ha inteso richiamare l'attenzione delle Istituzioni affinché si possa intervenire con azioni concrete per garantire l'occupazione e la continuità produttiva.

Nel breve periodo, invece, la speranza dei sindacati ruota intorno alla possibilità di un incontro con i vertici aziendali e le autorità competenti per avviare un dialogo costruttivo e iniziare a pensare a soluzioni di lungo periodo.

Intanto, lo sciopero ha riscontrato una partecipazione massiccia e la compattezza dei lavoratori e delle lavoratrici.

D'altra parte, però, la crisi della Sfc Solutions si ritrova incuneata in una matassa assai più grande e difficile da sbrogliare.

La crisi del settore automobilistico ha una portata epocale e non si intravede ancora un’inversione di tendenza.

Innanzitutto, si deve sempre ricordare come il numero di automobili costruite annualmente in Italia ammontava a due milioni negli anni Novanta, contro le 500 mila dei giorni nostri. Nel tTorinese, invece, si è passati all'apice di un milione tra gli anni Sessanta e Settanta al record negativo di ventiduemila raggiunto nel 2019.

Guardando i più recenti indici di mercato, invece, il settore ha registrato un -13,4% nel mese di agosto rispetto al 2023. Ancora peggio Stellantis, che arriva al -32,4%. Registrano una grave flessione anche le alimentazioni alternative (ibride e plug-in). L'Anfia, l'associazione dei costruttori, sostiene in definitiva che ci troviamo ancora assai lontani dai target previsti per la decarbonizzazione della mobilità.

Sicuramente, però, come settore automobilistico italiano, ci troviamo ancora più lontani da qualsivoglia forma di salvezza.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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