Sanità, la riforma passa nonostante i boicottaggi

Ieri in consiglio regionale opposizioni e sindacati confederali hanno tentato di fermarne l’approvazione

Vittorio Magni 12/12/2025
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La giornata che ha portato all’approvazione della riforma sanitaria in Liguria è destinata a diventare un caso politico nazionale, non solo regionale, perché ha mostrato in modo quasi didattico la differenza tra chi governa con responsabilità e chi, non avendo più una linea politica chiara, sceglie la strada della protesta rabbiosa e inconcludente. E infatti, tra urla, bandiere e cori sindacali, la giornata della riforma sanitaria in Liguria ha mostrato con chiarezza due modi di intendere la politica: da una parte il governo del fare, dall’altra la protesta fine a sé stessa. Fin dal mattino attorno al palazzo del Consiglio regionale era evidente la regia della sinistra e dei sindacati confederali: trasformare un atto amministrativo in una battaglia di piazza, con slogan preconfezionati e scenografie da comizio. Non una protesta di operatori sanitari, ma una manifestazione ideologica.
Dentro l’aula, la maggioranza di centrodestra ha mantenuto la calma. Il presidente del Consiglio, Stefano Balleari, ha ricordato che la seduta non può essere sospesa su richiesta esterna, garantendo però un incontro a lavori conclusi. Tanto è bastato per scatenare il caos. L’opposizione, anziché ristabilire l’ordine, ha scelto di alzare i toni e abbandonare l’aula, per poi accusare la giunta di autoritarismo. La maggioranza, invece, ha continuato a lavorare, affinché la riforma passasse. Il presidente Marco Bucci ha dimostrato rammarico per non aver potuto ringraziare anche la minoranza per il contributo offerto in alcune fasi del confronto, durante la prima giornata della discussione sulla riforma. Nessuna polemica, solo la scelta di mantenere un profilo istituzionale. Il gesto che ha spiazzato tutti è stato prima dell’inizio del Consiglio dove il governatore è sceso tra i manifestanti, e ha incontrato i sindacati, spiegando di persona contenuti e tempi della riforma. Un atto di dialogo che, se compiuto da un governatore di sinistra, sarebbe stato esaltato come lezione di democrazia.
Bucci ha poi ricordato che la riforma è solo la prima fase e che ora seguirà il piano sociosanitario, con quattro mesi di confronto. Ha spiegato anche il punto contestato dell’entrata in vigore dal 1° gennaio come una scelta tecnica per evitare bilanci transitori e semplificare il lavoro amministrativo, una motivazione logica che l’opposizione ha finto di non capire. La nuova Atsl unificherà le Asl, ridurrà sprechi e metterà ordine in una macchina amministrativa frammentata. I risultati si vedono già: riduzione delle liste d’attesa, potenziamento dei servizi territoriali, più efficienza nei percorsi dei pazienti cronici.
Mentre l’opposizione urlava, la maggioranza lavorava. Mentre i sindacati gridavano al diritto negato, Bucci garantiva un contratto integrativo unico per tutti i lavoratori della sanità ligure, atteso da vent’anni. Alla fine della giornata, i fatti restano: la riforma è legge, la maggioranza è compatta, la Liguria fa un passo avanti. La sinistra invece resta ferma nei suoi slogan, incapace di proporre. Il centrodestra governa, con ordine e responsabilità. E governare, per Bucci, significa decidere: per la Liguria, non per i cori.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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