Salute, Liguria e Piemonte si confrontano a Cernobbio
Nicolò: «I nostri problemi le altre regioni li avranno fra 10 o 15 anni». Riboldi: «Da noi esami e visite anche di domenica»
Monica Bottino 21/02/2025
Gli assessori alla sanità di Liguria (da sinistra Massimo Nicolò) e Piemonte (Federico Riboldi)
Gli assessori alla sanità di Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto si confrontano alla Cernobbio School organizzata da Motore Sanità e le novità sono importanti. In particolare Massimo Nicolò, assessore alla Sanità della Liguria, ha sottolineato che la regione è una sorta di laboratorio per immaginare cosa potrà accadere altrove tra 10-15 anni. «In Liguria - ha detto - abbiamo una media del 20-25% di ultrasessantenni, la nostra Regione precorre un po’ i tempi e tutte le criticità che si stanno registrando dal punto di vista della gestione sociosanitaria». Tra le questioni più urgenti, che riguardano tutti i cittadini, è «la gestione del postacuto, quando il paziente diventa cronico e non ha più solo una patologia acuta, ma due o tre. E poi c’è la questione delle problematiche legate alla gestione dell’anziano non autosufficiente nelle Rsa. Problematiche sanitarie che si incrociano inevitabilmente con le problematiche sociali». Quando questo accade si rischia di intasare gli ospedali, perché se non si sa dove mandarli gli anziani post acuti occupano posti in reparti che a loro volta non sono in grado di accogliere pazienti dal pronto soccorso. Cernobbio è stata anche l’occasione di parlare di autonomia differenziata. «Ci sono alcuni presidenti - ha detto Nicolò - come il nostro, che hanno dichiarato la volontà di andare avanti in questo percorso, altri che si sono tirati indietro. Io credo che se siamo in una situazione in cui lo Stato ci dà un salvadanaio e ci dice “questo è il vostro e dovete spenderlo”, intanto bisogna capire se è sufficiente, perché non sempre lo è. O meglio, non sempre lo è per alcune Regioni. I nostri costi indiretti - ragiona l’assessore - con l’indice di vecchiaia, sono in proporzione nettamente superiori, e sono gli stessi che le altre Regioni avranno tra 10-15 anni”. Dunque, una maggiore autonomia sarebbe utile. Ad esempio, potendo decidere di “distribuire differentemente questi soldi alle categorie professionali che lavorano in sanità». Da parte sua, poi, Federico Riboldi, assessore alla Sanità del Piemonte, ha sottolineato «la differenza tra efficienza ed efficacia». «Noi - ha detto - abbiamo vissuto gli anni difficili del piano di rientro, che richiedeva di pensare all’efficienza, a spendere meno per rientrare nei parametri». Ma «l’efficacia, in Sanità, è un’altra cosa: spendere meno sulla spesa non clinica, e investire su questa più risorse possibili». Secondo Riboldi, «bisogna tagliare le spese eccessive, affitti per sedi che non servono, migliorare l’impatto degli amministrativi sui reparti, migliorare la logistica. Tutti piccoli particolari che, uniti, possono fare la differenza liberando economie di scala che sono l’unica spesa libera che abbiamo disponibile per mettere al centro il paziente». Il secondo punto fondamentale, secondo Riboldi, «è curare chi ha davvero bisogno». E chi si comporta in maniera civile, per questo motivo in Piemonte è stato deciso di far pagare il ticket a chi non si presenta a una visita senza motivo. Non solo. «In Regioni come la Liguria e il Piemonte abbiamo una forchetta che va dall’8 al 10% di cittadini che non hanno risorse per la sanità privata e non riescono ad accedere per lungaggini e burocrazia alla sanità pubblica. E non serve parlare alla pancia, ma agire con azioni concrete, riportando questa forchetta, che in Piemonte riguarda circa 300mila persone che non riescono ad accedere, nell’alveo della Sanità pubblica. Ora dobbiamo mettere una marcia in più. Per recuperare le liste arretrate, in Piemonte, dal 22 di questo mese, tutte le 74 strutture sanitarie regionali effettueranno prestazioni aggiuntive la sera, il sabato e la domenica su base volontaria, con una adesione fortissima».
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