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La storia di Vanni: dall’infarto alle sagre di paese

Dopo tre mesi e mezzo e quattro arresti cardiaci il 58enne è potuto tornare alla normalità

Paolo Usellini 10/10/2025
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Vanni e l’equipe che l’ha salvato
Dopo un infarto, quattro arresti cardiaci e uno scompenso acuto, tutti molto ravvicinati fra loro, nel giro di tre mesi e mezzo si è rimesso ed è potuto tornare alla normalità e «soprattutto ho potuto partecipare alla sagra del mio paese: ovviamente non mi hanno più messo a fare lavori pesanti, sono stato alla cassa, ma era davvero un evento a cui non potevo mancare».
È una storia a lieto fine quella di Giovanni, per tutti quelli che lo conoscono Vanni, 58 anni, uno degli autisti “storici” dell’Asl Vc, per cui lavora dal 1986: «Ho iniziato prestando servizio in lavanderia, poi mi sono occupato del trasporto dei dializzati e poi sono passato al servizio autisti».
Una vita sempre in movimento, fino a una sera di metà maggio: dopo una giornata trascorsa in giro in moto non si sente bene, è sempre più pallido, ha dolori allo stomaco e quindi si rende necessaria una corsa al pronto soccorso dell’ospedale di Vercelli, dove gli viene diagnosticato un infarto esteso e viene portato d’urgenza in sala operatoria; al rientro in terapia intensiva il primo arresto cardiaco.
Dopo alcuni giorni di ricovero in Unità di terapia intensiva cardiologica viene trasferito in Cardiologia e nel corso della quinta notte la situazione precipita di nuovo: «Ho avuto altri tre arresti cardiaci nell’arco di un’ora – racconta Vanni – Durante il secondo, appena mi ero ripreso dalla scarica del defibrillatore, ho visto una luce bianca che invadeva tutta la stanza. Di quella notte ricordo anche, perfettamente, il viso dell’infermiera che, per un’ora di seguito, mi ha praticato il massaggio cardiaco. Il mio compagno di stanza era anche più scioccato di me per la scena a cui aveva assistito».
«La sua fortuna, nel corso dell’emergenza, è stata di trovarsi già in reparto dove si è potuto intervenire immediatamente – spiega il direttore della Cardiologia dell’ospedale di Vercelli, Francesco Rametta – L’iter successivo è stato molto complesso, a causa del cuore molto danneggiato dai vari eventi. Siamo quindi intervenuti prima riaprendo le coronarie e poi impiantando un defibrillatore automatico: il dispositivo è in grado di intervenire in caso di nuovi episodi. Siamo felici che tutto sia andato per il meglio ed è una gioia sapere che sia potuto rientrare. Colgo comunque questa occasione per ricordare a tutti che in presenza di sintomi quali dolori toracici crescenti, ovunque ci si trovi, è sempre fondamentale chiamare i soccorsi tramite il numero d’emergenza 112».
«Conoscevo il personale della Cardiologia solo per motivi di lavoro, ma dopo questa esperienza ho stretto un rapporto più umano con molti del reparto – racconta ancora Vanni – Credo che sia anche grazie a loro se sono sempre stato ottimista. Sono rientrato al lavoro a inizio settembre e mi è capitato di incrociarli anche in mensa: sbirciano quello che ho sul vassoio e quando vedono che c’è l’insalata mi dicono ‘bravo Vanni, questa va bene, continua così’. Li ringrazio per quello che hanno fatto per me e devo dire che ho sentito tanta vicinanza e affetto da moltissimi colleghi e da medici anche di altri reparti con cui prima ci si scambiava solo un buongiorno».
«Ancora una volta – aggiunge l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi – abbiamo la dimostrazione dell’eccellenza della sanità piemontese, capace di intervenire con tempestività e competenza anche nelle situazioni più critiche. Colgo l’occasione per rivolgere a Vanni un augurio sincero per il suo ritorno alla vita quotidiana e al lavoro. Storie come la sua ci ricordano il valore del nostro sistema sanitario e l’importanza di continuare a investire nella salute dei cittadini».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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