Donne, diabete e cardiopatie, le nuove sfide della medicina
A Torino si è concluso il congresso Change in Cardiology 4.0, con i professori Italo Porto, Giuseppe Musumeci, Ferdinando Varbella e Giuseppe Patti
Monica Bottino 13/04/2025
Da sinistra_Italo Porto_Giuseppe Patti_Ferdinando Varbella_Giuseppe Musumeci
«In Liguria, l’obesità rappresenta un problema importante sia tra gli adulti sia tra i bambini: basti pensare che l’Istituto Superiore di Sanità dice che nel biennio 2022-2023, il 42% della popolazione ligure tra i 18 e i 69 anni era in eccesso ponderale». Il professor Italo Porto, ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare di Unige e direttore della Cardiologia del Policlinico San Martino di Genova è tra gli esperti che hanno partecipato al Congresso Change in Cardiology 4.0, che si chiude oggi a Torino e che quest’anno si è occupato in particolare delle connessioni fra malattia cardiaca e diabete. Recenti analisi confermano che il diabete raddoppia il rischio di eventi cardiovascolari, in particolare il rischio di coronaropatia, che cresce in maniera proporzionale ai valori di glicemia e aumenta del 10% la possibilità di morte per cause cardiovascolari. Non solo. Dal convegno è emerso che le donne con diabete di tipo 2 hanno un rischio di complicanze cardiovascolari e di mortalità più alto rispetto agli uomini affetti dalla stessa malattia e nelle donne cardiopatiche il rischio di diabete triplica il rischio di morte cardiovascolare e, in particolare, nelle pazienti di età compresa fra 35 e 69 anni, lo aumenta di quasi 6 volte.
Donne e diabete
Le donne sviluppano il diabete di tipo 2 intorno a un’età più avanzata rispetto agli uomini, mediamente in una fase della vita in cui le pazienti presentano un più elevato profilo di rischio cardiovascolare, primo fra tutti l’ipertensione. Le differenze di genere negli esiti clinici del diabete di tipo 2 sono causate da influenze genetiche e ormonali sulla fisiopatologia, sulle manifestazioni cliniche, sulla diagnosi e sulla risposta alla terapia, su cui si concentra la ricerca scientifica più recente. Dal congresso di Torino arrivano i consigli dei cardiologi per le pazienti cardiopatiche e diabetiche, come l’attenzione ai sintomi di affaticamento che, in particolare nelle donne in sovrappeso, anche moderato, e affette da diabete, possono celare uno scompenso cardiaco che può portare a un peggioramento della qualità di vita e, se non curato adeguatamente, anche a esito fatale.
Mantenere uno stile di vita corretto soprattutto dopo la menopausa quando diminuisce e cessa la protezione naturale contro l’accumulo di colesterolo e l’aterosclerosi data degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili che vengono prodotti dall’organismo della donna in modo regolare durante il ciclo mestruale. Da non sottovalutare poi i sintomi dello stress emotivo, che può essere la causa della sindrome di Takotsubo (da cui deriva l’espressione «crepacuore»), prevalente nelle donne, caratterizzata da insufficienza cardiaca acuta che simula un infarto. Spesso è scatenata da un evento drammatico, ma a volte non ha una chiara spiegazione. La prognosi è prevalentemente buona a distanza con un recupero completo della funzione cardiaca, ma la fase acuta può essere estremamente grave anche perché spesso diagnosticata in ritardo a causa di sintomi subdoli come dolore toracico, addominale o mancanza di fiato.
Change in Cardiology 4.0
«Circa il 30% dei pazienti con coronaropatia ha una diagnosi di diabete», spiegano i direttori scientifici del Change oltre a Italo Porto, Giuseppe Musumeci, direttore S.C. Cardiologia, Ospedale Mauriziano di Torino, Ferdinando Varbella, direttore Cardiologia Ospedale di Rivoli, AslTo3; Giuseppe Patti, direttore della Cattedra di Cardiologia, Università Piemonte Orientale e direttore Dipartimento Toraco-Cardio-Vascolare, Aou Maggiore della Carità di Novara. E aggiungono che «le alterazioni della glicemia sono comuni nei pazienti con cardiopatia ischemica sia nelle sindromi coronariche acute sia croniche e sono associate a una prognosi peggiore.
Diabster Registry è il progetto piemontese che ha lo scopo di valutare le modalità di trattamento farmacologico della glicemia e ottimizzare il controllo glicemico nei pazienti trattati con angioplastica coronarica in Piemonte, Lombardia e Liguria. Il progetto coinvolge un campione di circa 350 pazienti, di età superiore ai 18 anni, sottoposti con successo a impianto di almeno uno stent. Lanciato nel mese di giugno del 2023 dalla cardiologia del Mauriziano di Torino diretta da Giuseppe Musumeci, annovera nel comitato scientifico, fra gli altri, Ferdinando Varbella, Giuseppe Patti e Italo Porto, direttori scientifici di Change in Cardiology 4.0. Punto di riferimento fondamentale per lo studio è che il Piemonte è la prima Regione in Italia che indica 55 come valore limite del colesterolo LDL per tutti i pazienti che hanno sofferto di una sindrome coronarica acuta a 6 mesi dall’intervento di angioplastica coronarica, recependo il nuovo indicatore suggerito da Agenas dal settembre 2023 in accordo con le indicazioni delle linee guida europee. A questo propositosono stati presentati i dati del Registro Jet-Ldl recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology, una delle più prestigiose riviste internazionali, che evidenzia la pratica clinica in termini di terapia ipolipemizzante in Piemonte, Lombardia e Liguria. Lo studio da un lato mostra come quasi il 60% dei 1.095 pazienti studiati in queste regioni raggiungono l’obiettivo terapeutico a sei mesi (dato più altro della media europea) e dall’altro segnala come sia ancora necessario potenziare ed incrementare le terapie ipoglicemizzanti con i farmaci di ultima generazione per garantire a tutti i pazienti il raggiungimento dei target e quindi una prognosi migliore.
Stili di vita
Il professor Italo Porto vuole mettere un accento anche sulla necessità della prevenzione. «Per affrontare efficacemente il problema dell’obesità è fondamentale adottare strategie integrate che coinvolgano sia gli adulti sia i bambini, promuovendo una corretta alimentazione e l’attività fisica regolare», dice invitando tutti ad effettuare un semplice calcolo dell’indice di massa corporea (che si calcola dividendo il proprio peso espresso in kg per il quadrato dell’altezza espressa in metri), e a misurare la circonferenza addominale che negli uomini deve essere inferiore a 94 centimetri e nelle donne 80 centimetri. «Sovrappeso e obesità colpiscono ormai più del 60% della popolazione europea e sono un importante fattore di rischio cardiovascolare, ma possono essere prevenuti e curati: la sensibilizzazione verso un corretto stile di vita è fondamentale, ma deve essere affiancata da un’opportuna strategia per la salute, che comincia con appositi percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (Pdta) multidisciplinari dedicati al tema. I nuovi farmaci antiobesità sono emersi recentemente come opzioni aggiuntive per una marcata perdita di peso con effetti comprovati sugli esiti cardiovascolari, ma la loro somministrazione deve essere attentamente controllata dal medico cardiologo».
I nuovi farmaci
Tirzepatide e semaglutide sono due farmaci innovativi utilizzati nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso, con meccanismi d’azione distinti e differenze significative in termini di efficacia. Semaglutide è un agonista del recettore GLP-1 (glucagon-like peptide-1) che agisce stimolando la secrezione di insulina, riducendo l’appetito e rallentando lo svuotamento gastrico. Studi clinici hanno dimostrato che l’uso di semaglutide, in combinazione con modifiche dello stile di vita, può portare a una perdita di peso significativa. Ad esempio, una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine ha riportato una riduzione media del peso corporeo del 14,9% in 68 settimane tra i partecipanti trattati con semaglutide. Tirzepatide, invece, è un doppio agonista che attiva sia i recettori GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente) che GLP-1. Questa duplice azione sembra conferire a tirzepatide un’efficacia superiore nella perdita di peso rispetto a semaglutide: in media del 20,2%, rispetto al 13,7% ottenuto con semaglutide.
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