Barbecue e falò di erbacce: estate a rischio ustioni
L'allarme del direttore del Centro Grandi Ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Genova, uno dei migliori d'Italia
Monica Bottino 21/07/2024
Disattenzione, a volte ignoranza di alcune norme basilari di autotutela, il mancato rispetto di regole di sicurezza sul lavoro, ma anche la sfortuna, o addirittura un atto criminale. Nel Centro Grandi Ustionati e Chirurgia Plastica dell’ospedale di Villa Scassi, nella Asl3 Genovese, vengono ricoverati e curati pazienti feriti in maniera grave per svariati motivi, ma grazie all’avanzamento delle tecniche sanitarie e la possibilità di cure all’avanguardia, con un personale altamente specializzato, chi ha subito una grave ustione può sperare di migliorare per quanto oggi sia umanamente possibile.
Non solo. Il Centro Grandi Ustionati e Chirurgia Plastica è una struttura complessa unica che si compone di due aree distinte. All’interno della chirurgia plastica si trova la chirurgia senologica della Breast Unit con le lesioni difficili. La struttura è anche hub regionale di riferimento per la cura del piede diabetico. Vengono effettuati inoltre circa 2.000 interventi all’anno di tipo ambulatoriale per la cura di carcinomi cutanei e melanoma.
Il Centro Grandi Ustionati dell’ospedale Villa Scassi di Genova è infatti un reparto ad alta specializzazione, punto di riferimento in Italia per tecnologia e organizzazione e tra i primi in Europa per l’utilizzo di farmaci e biomateriali di ultima generazione. Ogni anno vengono trattati in media circa 200 ustionati, di cui il 40% in gravi condizioni, ricoverati nella terapia intensiva del Centro Ustioni, in ventilazione meccanica assistita, gestiti in team da chirurghi plastici, anestesisti rianimatori e infermieri e fisioterapisti dedicati. «In questi mesi estivi non abbiamo solo incidenti sul lavoro - spiega il direttore del Centro, il dottor Giuseppe Perniciaro - Le persone sono più rilassate, meno attente, e vediamo spesso anche ustioni provocate da barbecue utilizzati male, dal ritorno di fiamma di sterpaglie incendiate e anche incidenti in barca, dove accade che, magari trafficando nel motore, una fiammata investa la persona in un luogo angusto, sottocoperta. Sono eventi tipici della nostra regione: anche questi sono incidenti sul lavoro».
C’è n’è stato uno poche settimane fa a Lavagna.
«Esatto, si tratta di uno skipper belga che è stato investito da una fiammata agli arti inferiori, mentre stava cercando di mettere in moto l’imbarcazione: è ancora ricoverato da noi, ma sta per essere dimesso. Se la barca è piccola le persone si buttano in mare e tutto sommato riescono a ridurre il danno... è diverso, e di solito più grave, se si tratta di un’imbarcazione più grande, dove il motore è al chiuso, in una sala macchine».
Tra gli incidenti sul lavoro le ustioni sono frequenti?
«Sì, assolutamente... sebbene le norme di sicurezza siano sempre più diffuse certamente ne vediamo ancora tanti, specie nelle officine meccaniche».
Avete spesso anche pazienti da altre regioni?
«I centri ustione funzionano tutti in rete, ce ne sono 17 in Italia, compresi i due pediatrici, uno al Maier di Firenze e l’altro nel sud Italia. Quando avviene un incidente grave viene attivato il sistema di emergenza del 118 che trasporta il paziente, di solito in elisoccorso, al centro ustione più vicino che ha disponibilità di posti. Per esempio la scorsa settimana abbiamo trattato un paziente ferito nell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio a Messina: non c’erano posti in nessun altro centro inItalia ed è stato portato da noi con un volo militare».
Il centro di Villa Scassi è un fiore all’occhiello della sanità italiana.
«Direi anche per le dimensioni: noi abbiamo 4 letti di terapia intensiva dedicati solo agli ustionati, che non vengono spostati in Rianimazione, ma restano nel nostro reparto, con una terapia intensiva dedicata, fatto più unico che raro. In più abbiamo 8 posti di terapia sub intensiva, per ustioni inferiori al 20% della superficie corporea. Le ustioni più importanti, superiori al 20% della superficie corporea vanno in terapia intensiva. Per dare un’idea due gambe, per estensione sono circa il 19% della superficie corporea».
Tra gli incidenti gravi ci sono anche quelli domestici?
«Lo scoppio di una bombola del gas, magari in abitazioni dove si va meno, dove c’è meno attenzione alla manutenzione, è una della cause degli incidenti più gravi».
La cura delle ustioni ha fatto progressi, come avviene in altri campi della medicina?
«Tutto cambia a seconda dell’estensione e della profondità delle ustioni: un conto è curare un 5-10 per cento un altro è curare ustioni che riguardano il 50 % della superficie corporea. Fondamentale qualche anno fa l’avvento di un farmaco, una pomata base di bromelina che si applica precocemente sulla pelle gravemente ustionata per rimuovere il tessuto necrotico, preservando il tessuto sano e preparare, così, il paziente all’innesto cutaneo, senza che perda troppo sangue. Con un migliore risultato estetico e funzionale. L’ingegneria genetica, inoltre, sta facendo passi avanti molto importanti e veloci e sta cercando di ricreare della cute, quasi per ricreare un tessuto sull’ustione, per favorire la rigenerazione della pelle».
Quanti sono i pazienti che vengono ricoverati ogni anno nel vostro Centro?
«In media un’ottantina nella terapia intensiva, qualche centinaio nella sub intensiva e molti di più, che vengono curati per ustioni minori, a livello ambulatoriale».
Qualche consiglio per evitare incidenti? Un tempo si raccomandava di non alimentare le fiamme vive con l’alcol...
«Purtroppo bisogna ricordarlo anche adesso... recentemente mi è capitato di vedere un video su TikTok di una persona che girava questo video in un locale con tanti barbecue portatili e decine di bidoncini di alcol messi lì accanto. Sono abitudini che si imparano da bambini, lo si vedeva fare al nonno e si crede di saperlo fare... La Società Italiana Ustioni (Siust, ndr) di cui sono presidente ha fatto diverse campagne per insegnare a non usare l’alcol, ma serve ancora tanta sensibilizzazione».
Lei ricordava anche il pericolo dell’abitudine di bruciare sterpaglie in questo periodo estivo e anche di avvicinarsi ai fornelli con abiti sintetici.
«Questo è un altro grande tema: basti pensare che in Canada per questo motivo sono stati banditi gli abiti sintetici e non esiste l’alcol. Hanno le camicie di lana, perché vogliono evitare questi gravi incidenti».
Voi avete curato anche donne ustionate con l’acido?
«Purtroppo sì.. sono le peggiori bruciature perché l’acido agisce più in profondità della fiamma. Quando si viene colpiti da una fiammata, che poi si spegne, il danno è più limitato. L’acido, per quanto cerchiamo di lavarlo, penetra tantissimo in profondità e finché non si arriva al pronto soccorso, al centro ustionati, continua ad agire. Una volta non vedevamo casi simili, ora purtroppo sì, dopo l’immigrazione».
E di nuove frontiere di cura delle ustioni si parlerà l’anno prossimo proprio a Genova nel corso del convegno che verrà organizzato dal dottor Perniciaro a conclusione del bienno di presidenza della Siust.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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