Intervista al candidato del centrodestra: "Mi piace far parlare i fatti, mi attaccano con parole cattive e false"
Diego Pistacchi 01/10/2024
Marco Bucci tra i cittadini
«Dai, facciamo l’intervista». Marco Bucci ha lo sguardo sornione di chi qualche minuto seduto se lo concede anche volentieri, ma non lo vuol dire. Lo fa come fosse un favore. Ma è stanco?
«Sì». Questa campagna è troppo pesante?
«No, la domanda era se ero stanco e ho risposto di sì. Sono stanco delle falsità che sento ripetere. Il bello che al Salone Nautico con il mio avversario sembrava avessimo fatto un patto». Niente attacchi personali, niente insulti. Invece?
«Invece mi sento dare del delinquente. E ogni giorno leggo attacchi che partono da fatti completamente falsi». Partiamo da questa cosa del contrasto alla mafia.
«Non posso accettare che si dica proprio a me che non ho fatto nulla per il contrasto alla mafia. Se c’è un impegno che dal 2017 contraddistingue la mia gestione della cosa pubblica è la lotta e la tolleranza zero a ogni tentativo mafioso e alla corruzione. Ed è un impegno di azioni concrete. Il ponte San Giorgio, per esempio, è stato ricostruito velocemente anche grazie a due protocolli firmati con Anac e Prefettura per evitare ogni infiltrazione nei cantieri e per procedere con controlli più rapidi e puntuali sulle ditte coinvolte. Allo stesso modo stiamo agendo per diga e tunnel subportuale. Come Comune di Genova ricordo che tutti i beni confiscati alla mafia vengono messi a disposizione attraverso bandi ad associazioni del territorio, soprattutto nel centro storico». Ma la questione del candidato?
«Il candidato presidente e un consigliere regionale del Pd hanno detto che un capolista di Orgoglio Liguria è indagato per voto di scambio mafioso e che taccio. È falsissimo. E non posso credere che chi ha fatto il ministro della Giustizia sia tanto ignorante in materia da non saperlo». E allora perché lo avrebbe detto?
«Perché è dall’inizio della campagna elettorale che usano slogan e frasi fatte basati su falsità. Io non sono un politico, ho imparato a vivere questo mondo, ma certe cose non le potrò mai accettare. Credo che ci si debba confrontare su fatti, su idee. Forse altri hanno difficoltà a dire cosa hanno fatto, persino cosa vogliono fare. Il vostro Giornale ha ricordato le azioni negative per la Liguria del ministro Orlando. Poi loro ne parlano di quei problemi come se fosse colpa di qualcun altro». Una riguardava il caso delle Acciaierie. Parliamo di soluzioni?
«Mi ha colpito il fatto che anche il presidente di Federacciai abbia criticato la scelta dell’allora ministro Orlando di commissariare l’azienda, ritenendolo un passo determinante per la crisi dell’ex Ilva.Qui a Genova abbiamo visto drammaticamente ridursi l’attività dell’azienda». Lei ha più volte detto che le aree inutilizzate servirebbero alla città.
«Sono pragmatico. Con lo spegnimento dell’altoforno e la riduzione di organici e lavorazioni, ci sono enormi aree, preziosissime e appetibili. Se si dovesse tornare ai numeri di trent’anni fa sarei il primo a esserne felice.Altrimenti è dovere delle amministrazioni locali offrire alternative di lavoro e di produzione, aiutando chi vuole investire e portare occupazione e ricchezza». Un’accusa che le viene rivolta è di essere Genovacentrico.
«Sono stato e sono il sindaco di Genova. Non avrei neanche potuto occuparmi di altre realtà, non sarebbe stato corretto. Ma le conosco, le sto scoprendo ancora meglio. E devo dire che dove vado ottengo sempre la solita risposta». Quale?
«Mi dicono che non vedono l’ora che sia presidente della Regione, che io sia il sindaco della Liguria». Ma lo sanno che la chiamano ‘‘o scindico ch’o cria’’?
«L’ufficio del presidente della Regione è necessariamente a Genova. Sì, grido ogni tanto, quando serve. Ma non mi sentiranno da Savona, da Imperia o da Spezia».
Il ponte ricostruito a tempo di record è il suo fiore all’occhiello. Dicono però che non ha fatto altro.
«Fosse stato per il Pd e Orlando, che sono stati gli unici a votare contro il decreto Genova, non ci sarebbe neppure il ponte. Ma poi, il nuovo waterfront di Levante? Era nei cassetti dal 2004, da quando Renzo Piano aveva donato il suo Affresco alla città. Poi 15 anni in cui ogni tanto ci facevano qualche conferenza stampa cambiandogli nome. È gravissimo avere un tesoro così, un dono di un nostro grande concittadino, e buttarlo via. Lo abbiamo tirato fuori e realizzato. In una città immobile da decenni abbiamo avviato il tunnel subportuale, il moving walking per collegare l’Aeroporto alla nuova stazione Erzelli, progettato lo Skymetro in Valbisagno, la funivia per i forti...». Si fermi, la interrompo. I genovesi lo sanno bene.
«Appena sarò presidente della Regione, metterò tutte le mie forze nei progetti di cui la Liguria ha bisogno. Lo farei già adesso, ma non posso». Sembra avere uno spirito diverso rispetto ai primi giorni dopo l’investitura.Anche a proposito della malattia?
«Non l’ho mai nascosta, ritenendo giusto che di un civil servant si sappia tutto. La curo, ma anche qui, tutti a dire che non avrei la forza di fare il presidente». Ce l’ha?
«Sono candidato, veda un po’ lei (e ride). Mia moglie mi ha rimproverato di pensare più alla città, e ora alla Liguria, che non a me. Ci ho riflettuto: se ha ragione, credo che questo sia il miglior biglietto con cui mi posso presentare ai liguri». Torniamo al suo avversario, che punta su una Liguria opposta a quella che c’è e di cui lei sarebbe parte, «complice».
«Lo vede? È sempre un attacco personale falsamente e gratuitamente cattivo. Che la Liguria in questi ultimi anni sia cresciuta grazie all’amministrazione di centrodestra è un fatto innegabile. Buttare via il lavoro fatto sarebbe gravissimo». Ma dice anche che lei ha già preso le distanze dalle scelte di Toti.
«Falso anche questo. Ho detto che oltre a tante cose fatte bene, ce ne sono alcune che vanno cambiate e altre migliorate. Sono per andare avanti, quindi non per tornare indietro». Solo due temi: lavoro e sanità.
«I dati dicono che l’occupazione in questi anni è cresciuta, segno che le scelte sono state giuste. L’offerta della sinistra invece è quella di dare i liguri un reddito di cittadinanza smart? Credo non serva altro per capire che siamo all’opposto dell’assistenzialismo». Non dimentichi la sanità.
«Un settore in difficoltà in tutta Italia, e anche in Liguria, manca il personale. Dobbiamo lavorare su questo, ho promesso che aprirò i nuovi ospedali, credo di aver dimostrato cosa vale la mia parola. Ma anche in questo caso sento la sinistra che ripete sempre che non vuole privatizzare la Sanità. Poi guardo i dati: la Liguria è tra Regioni con il più basso ricorso ai privati, ai vertici ci sono tutte le Regioni governate dalla sinistra. Ogni volta che dicono qualcosa si fanno un autogol». Modello Genova o modello Liguria?
«Modello del sì».
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