Piero Formenti, presidente di confindustria nautica, traccia la rotta di un settore in continua espansione
Chiara Manganaro 19/09/2025
Genova si è svegliata ieri col profumo del mare e l’ambizione negli occhi.
In un’onda di eleganza, industria e potenza creativa che si solleva alta e fiera, travolgendo tutto ciò che la circonda, ha preso il via la 65ª edizione del Salone Nautico Internazionale.
Mille imbarcazioni disegnano il profilo di un’Italia che avanza, guida, conquista. Quarantacinque Paesi, più di 400 espositori, e una vocazione che si fa bandiera: eccellere, esportare, ispirare. Il Salone è un manifesto di stile, di futuro, di orgoglio nazionale.
Ad aprire la cerimonia è Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica, anima e bussola di un settore che continua a crescere. Lo fa con la fermezza e la visione di chi sa dove sta andando. «L’anno scorso abbiamo registrato 120 mila visitatori. Quest’anno puntiamo a superare quel traguardo, perché il settore lo merita», afferma. Le cifre lo confermano: la nautica italiana ha registrato nel 2024 una crescita del fatturato del +3,2%, con punte di eccellenza trainate dai superyacht, ma anche con segnali di consolidamento tra le medie imprese, vera spina dorsale del sistema.
Formenti indica una direzione. «Alle nostre industrie serve visibilità, fiducia, investimenti. Abbiamo tradizione, ma anche futuro. C’è voglia di mare e continuare a sognare». E lo dice con uno sguardo attento a tutto l’ecosistema della nautica. «Gli italiani hanno coraggio. Quello che serve è una cornice stabile, una regia comune. Il Salone, per noi, è il luogo dove l’identità della nautica italiana si mostra al mondo intero. È il cuore dell’eccellenza».
Al suo fianco, Marco Bucci, presidente della Regione che incarna la concretezza di chi lavora ogni giorno per trasformare la visione in realtà. «Siamo la terza manifestazione nautica più importante al mondo. Ma il nostro obiettivo è diventare la prima. E possiamo farlo», afferma dal palco con orgoglio. «Abbiamo un’infrastruttura moderna, competitiva, che tutto il mondo ci invidia. Abbiamo investito tanto, e continueremo a farlo: non solo in risorse, ma in idee, design, turismo e accoglienza».
Bucci parla da uomo di mare, con parole che affondano nella sua storia personale: «Vengo qui da quando avevo dieci anni. Il Salone è parte della mia vita. Ma non è solo un evento: è una visione che parte da Genova e abbraccia tutta la Liguria. Da Ventimiglia alla Spezia, la Blue Economy è il nostro respiro quotidiano. È economia, lavoro, stile di vita. E dobbiamo raccontarla al mondo con orgoglio e determinazione».
A dare forza a questa traiettoria è il lavoro del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rappresentato con autorevolezza da Edoardo Rixi, viceministro, genovese, con una visione radicata nel territorio e proiettata all’Europa. «Il nostro sostegno alla nautica è concreto: 5,5 miliardi investiti nei porti per renderli più moderni e sostenibili, 16 miliardi sulla rete ferroviaria ligure, 3,5 miliardi per la viabilità. A Genova stiamo costruendo il sistema logistico più avanzato del Mediterraneo: nuova diga foranea, Terzo Valico, Nodo ferroviario. Tutto si tiene, tutto si integra», sottolinea Rixi con pragmatismo.
Il suo intervento è tecnico, ma pieno di energia politica: «Abbiamo semplificato norme, creato nuove figure professionali, costruito un quadro regolatorio agile. Così si rafforza la competitività della nautica da diporto, così si crea lavoro stabile e qualificato. I cantieri sono aperti, le risorse ci sono, e la volontà politica è ferma. Il MIT continuerà a sostenere questo settore che rappresenta il meglio del made in Italy nel mondo».
Sul fronte della strategia industriale nazionale si inserisce Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che guarda oltre l’orizzonte. «Nel Libro Bianco sul Made in Italy abbiamo inserito la Blue Economy tra i pilastri dello sviluppo industriale dei prossimi cinque anni, al pari di settori come difesa, farmaceutica e space economy», spiega. E precisa: «La cantieristica italiana è ormai una forza globale. Le nostre esportazioni crescono, le nostre aziende competono ai massimi livelli. Genova è un laboratorio per l’industria del mare».
Urso fotografa una realtà che cambia e rilancia: «L’Europa è cresciuta lungo le direttrici continentali. Oggi quelle strade sono più fragili. Il mare torna ad essere la rotta del futuro. E noi italiani, che il mare lo viviamo da sempre, siamo pronti a guidare questa transizione».
Daniela Santanchè, ministro del Turismo, chiude con un intervento che lega industria e accoglienza. «Siamo leader nella produzione di yacht, ma ora dobbiamo essere leader anche nella capacità di ospitarli. Servono servizi all’altezza, porti all’avanguardia, formazione di personale specializzato».
Il Salone diventa così la sintesi perfetta di ciò che l’Italia sa fare meglio: unire bellezza e impresa, tradizione e innovazione, concretezza e sogno. E Genova, con le sue banchine affollate e il vento che profu ma di futuro, si conferma ancora una volta capitale della nautica mondiale
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