Quando parentele e origini valgono un'accusa di mafia

L'inchiesta su Toti basata su sospetti legati all'origine di alcuni elettori. Se gli stessi ottengono appalti pubblici non scattano inchieste

Diego Pistacchi 19/07/2024
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Cantieri aperti per un appalto pubblico
Il rischio di reiterazione del reato può portare i magistrati a tenere ai domiciliari Giovanni Toti e a liberare ladri, rapinatori e spacciatori seriali che appena usciti dall’ufficio del giudice tornano più volte a delinquere. Si tratta di reati diversi, nella piena autonomia della magistratura e accade nel perfetto rispetto delle leggi. Non c’è alcunché di strano.
A volte però risposte diametralmente opposte si trovano di fronte a ipotesi di reato (o teorie di reato) assolutamente identiche. Come nel caso dei presunti collegamenti con la malavita, con associazioni di stampo mafioso, spuntate (anche se solo all’inizio e poi via via sparite dagli interrogatori e dai titoli di giornale) nel caso Toti. Più che spuntate, sarebbe però opportuno dire usate. Perché proprio grazie all’aggravante mafiosa del reato ipotizzato, sono proseguite intercettazioni per oltre un anno anche a carico di Toti prima che spuntasse la prima conversazione che ha poi aperto il filone della presunta corruzione in porto. Se non fosse stato ascoltato per un anno con la giustificazione della mafia (aggravante che mai lo ha sfiorato) del governatore non si sarebbero ascoltate per 4 anni altre telefonate e conversazioni.
Dell’ipotesi di voto di scambio con la mafia non si parla più (né risultano interrogatori e approfondimenti in corso), ma era basata su un sillogismo. Esponenti della Lista Toti avevano avuto contatti per cercare voti all’interno della comunità riesina di Genova. E l’origine legata al paesino siciliano portava automaticamente a sospetti, in quanto di Riesi erano originari anche esponenti di una cosca mafiosa. Un nome in particolare, quello di Luigi Mamone, aveva fatto scattare ad esempio l’ipotesi di reato del 416 bis. L’indagato stesso, morto nel frattempo, era incensurato, anche se più volte membri della sua famiglia erano stati coinvolti in inchieste legate a ipotesi di radicamento della ndrangheta calabrese in Liguria. Per un esponente della Lista Toti in particolare, chiedere voti a Luigi Mamone ha fatto scattare l’avviso di garanzia. Ma altre cene elettorali, con soggetti mai indagati o coinvolti in inchieste, hanno dato sostegno all’ipotesi dell’inchiesta per agevolazione della mafia, semplicemente in quanto l’origine riesina degli elettori faceva ipotizzare vicinanza al clan. 
Quindi cercare voti di chi è nato in un paesino dove ha radici una cosca e ricevere richieste di futuri favori (peraltro poi mai concretizzate) rappresenta un’ipotesi di reato abbastanza forte da proseguire per anni intercettazioni anche a carico di chi, come Toti ad esempio, non aveva neppure parlato direttamente con i potenziali «mafiosi». Capita però che ad esempio, un membro della famiglia dello stesso Luigi Mamone (considerato colluso alla ndrangheta nel fascicolo di accuse dell’inchiesta Toti) ottenga appalti a Cogoleto. Appalti, va detto e ribadito subito con forza, assolutamente regolari. La società del congiunto di Mamone è inserita nella white list della Prefettura, a suo carico non ci sono interdittive antimafia. Però anche i «riesini» contattati per portare voti alla lista Toti non risultano mai coinvolti in inchieste, non hanno precedenti. Anche le loro fedine penali sono da white list, immacolate. Lo stesso Luigi Mamone, la cui sola presenza ha fatto scattare il 416 bis, era incensurato.
Se l’origine territoriale fosse quantomeno un indizio, allora sempre a Cogoleto è stato eletto consigliere comunale chi viene da una famiglia originaria dello stesso paesino calabrese del congiunto dei Mamone che ha ottenuto l’appalto con un convicente ribasso d’asta che ha battuto la concorrenza. E altre imprese di suoi familiari, nati nello stesso paesino, hanno costanti affidamenti dal Comune, 
È tutto assolutamente regolare, ma una promessa non mantenuta di favori con chi è nato in un paesino legato a cosche mafiose è alla base di un’inchiesta deflagrata in anni di intercettazioni (che senza questa ipotesi non sarebbero state neppure possibili). Di fronte a diversi appalti ottenuti ci si potrebbero aspettare interventi radicali. E, pur se pleonastico, è opportuno ripetere che è doveroso per un’impresa regolare, senza sospetti o peggio interdittive, avere il diritto di ottenere appalti. Perché se la responsabilità penale è personale e non può essere trasmessa in eredità ius sanguinis neppure a congiunti e familiari, tantomeno può essere attribuita ius soli a chi ha colpa di nascere in un paesino già gravato dalla presenza della malavita. Sempre.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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