Le spese elettorali non fanno tornare i conti alla sinistra

In Liguria attaccano il candidato Marco Bucci sui finanziamenti, ma non si rendono conto che sta vincendo senza spendere un euro

Diego Pistacchi 10/10/2024
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La pubblicità di Orlando (Pd)

E se la risposta fosse: «nessuno»? La domanda è uno dei temi (forti?) cui si affida il centrosinistra per attaccare il candidato avversario Marco Bucci: chi lo finanzia? Perché non dice chi gli dà i soldi? E via di illazioni, di riferimenti che ieri Luca Pirondini del M5S ha fatto anche più che esplicitamente: «Ha forse ricevuto fondi da Spinelli e non vuole dirlo?»

È la legge che impone a qualsiasi candidato, alla carica di presidente o di consigliere, di sindaco o di parlamentare, di depositare in Corte d’Appello un dettagliato libro mastro di entrate e uscite, con la rendicontazione precisa di chi lo ha sostenuto. Alla fine, a consuntivo, quando tutto è finito.

L’aspirante pm del popolo (fedelissimo dell’avvocato del popolo) ha fretta, vuole sapere prima. Ok, ma perché? Cosa lo insospettisce? Cosa lo spinge a indagare e anticipare l’avviso di garanzia politico? Quali spese folli di Bucci non lo convincono?

La domanda semmai è un’altra: ma Bucci ha speso qualcosa finora? Probabilmente è un deficit di chi scrive, ma in giro non si è ancora visto un manifesto che sia uno con la faccia del candidato presidente del centrodestra se non quelli affissi gratis al point. Non c’è un tabellone luminoso con una sua pubblicità, non uno sport in tv. Neppure un umilissimo «santino» che non si nega a nessuno. Un mese dopo la sua investitura, con appena due settimane di campagna elettorale davanti, non c’è un evento organizzato da Bucci e non da qualche altro candidato consigliere alla sua presenza. Non si contano gli sforzi dei tanti candidati consiglieri, ma al momento nulla di direttamente suo.

Quello che non può essere concepito e quindi accettato dalla sinistra è che Bucci, partito sotto di 6 punti nei sondaggi, sia ora davanti di mezzo punto senza aver speso per la campagna elettorale. L’atteggiamento di superiorità morale porta al sillogismo che si ripete almeno da Silvio Berlusconi in poi: se gli altri vincono è perché pagano, perché si comprano i voti. Bucci che senza uno spot li ha già ribaltati, manda in tilt dem e compagni, che pensano che le spese elettorali si facciano come al supermercato col carrello.

Ecco perché si accaniscono su chi paga le spese, facendo finta di non vedere che al momento non sembrano esserci spese. Che Bucci si è speso solo la sua credibilità.

La domanda potrebbe anche essere legittima, se però almeno fosse completa nell’indirizzo. Ad esempio per sapere anche chi paga la faccia di Orlando ovunque su manifesti, ledwall, autobus. O se fosse bipartisan nelle illazioni, visto che in lista con il Pd c’è chi, per 73mila euro l’anno, è stato scelto al timone della società pubblica Ente Bacini dal presidente indagato nella stessa inchiesta diSpinelli con abbondanti intercettazioni riguardanti i vertici dem. Sempre con il Pd c’è chi compare nelle foto sul tanto deprecato yacht di Spinelli, le cui società sono state affidate a esponenti del Pd (o comunque molto vicini al partito e al candidato presidente). Nessuno si chiede - giusto per ora - come finanzino la campagna e i gadget elettorali a sinistra, neppure ricordando le rivelazioni dell’aprile scorso sui finanziamenti milionari piovuti sul Pd dalla galassia del discusso multimiliardario George Soros, che vedevano come beneficiari di generose elargizioni anche due degli attuali candidati dem liguri. Non che stiano facendo spese folli. Ok, una dei due ha fatto produrre da regalare in giro borse griffate con il suo nome, che pure costano più del nulla di Bucci finora. Ma il punto non è questo. Alla sinistra non interessa. Aggiungere al suo sillogismo che chi spende di più compra voti per l’avversario richiede un upgrade tutt’altro che scontato.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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