Genova ringrazia con una targa le sue prostitute

Ai tempi della Repubblica avevano pagato con la tassa sul meretricio la costruzione dei moli

21/09/2024
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La targa collocata a Genova
La notizia è di quelle destinate a fare discutere e a rianimare un vecchio dibattito. Genova che dedica una targa alle prostitute, per ringraziarle dei servizi resi alla città. La spiegazione è storica e rigorosa. «Tra il XIV e il XV secolo, a Genova, le prostitute potevano esercitare la loro attività versando cinque soldi alla Repubblica. Con i proventi di tale gabella la Repubblica finanziò importanti opere monumentali. Tra queste la costruzione e l’ampliamento della “Fabbrica dei moli”, area del Porto in cui a queste donne era proibito entrare. Da qui nasce un famoso detto popolare genovese usato per sottolineare un evento fuori dall’ordinario». Sono le parole scelte dalla Città di Genova e dal Municipio I Centro Est, su spinta della Fondazione Amon, per ricordare il ruolo svolto dalle prostitute della città negli anni della Repubblica attraverso l’apposizione di una targa dedicata in via Sottoripa, tra i civici 11 e 13R.
«Scopriamo proprio nell’anniversario dell’entrata in vigore della legge Merlin questa targa in ricordo delle lavoratrici dell’antica arte del meretricio – dice l’assessore comunale ai Servizi civici Marta Brusoni - . La posa di questa targa è un atto dovuto nei confronti di donne che sono rimaste anonime e con il loro lavoro hanno permesso a Genova di avere dei moli all’avanguardia grazie alla tassa loro imposta da versare al podestà».
«La storia di Genova è legata a doppio filo a quella delle prostitute – prosegue il presidente del Municipio Centro Est Andrea Carratù -. Abbiamo tutti nelle orecchie i versi di Fabrizio De André, ma forse non tutti conoscevano la storia che c’è dietro a canzoni e detti popolari. Parliamo di donne che nei secoli della Repubblica hanno dato un apporto fondamentale allo sviluppo di aree importanti come la Fabbrica dei moli, pur essendo loro vietato l’accesso proprio in quei luoghi che con il loro lavoro avevano finanziato. Per questo quando la Fondazione Amon ha lanciato la proposta di dedicare loro un riconoscimento, insieme alle altre associazioni, abbiamo deciso con convinzione di dare il nostro appoggio all’iniziativa».
«Ci sono voluti cinque anni di dibattito, ma finalmente oggi siamo giunte al traguardo prefissato – dice Rossella Bianchi, presidente dell’Associazione Princesa – e sono soddisfatta e orgogliosa di questa targa generosa e allo stesso tempo dovuta, in onore delle “colleghe” che hanno operato secoli addietro. Il contributo delle mie antiche compagne è stato notevole, anche se noto solo a quei pochi che hanno curiosato nella storia passata della nostra Repubblica. Il 20 settembre non è una data a caso: 20 settembre 1958, approvazione della legge Merlin». «È un fatto positivo che con una targa si rimedi allo stigma subito da quelle donne messe ai margini nella zona anti-portuale tra il XIV e V secolo – dice Domenico “Megu” Chionetti, educatore e animatore sociale -. Così come oggi, pur nelle differenti opinioni sul tema, si parli di prostituzione o di sex worker, emerge con chiarezza che l’essere clienti, nella società contemporanea, come uomini o come donne o come persone trans, non è una cosa che riguarda solo chi ne è direttamente coinvolto, ma che riguarda l’insieme della nostra società ancora incapace di gestire in modo laico le relazioni tra generi».
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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