Ex Ilva ancora una giornata nera Oggi a Roma l’incontro con Urso

I manifestanti hanno raggiunto la Prefettura e divelto le grate di protezione della polizia. Bucci: «Ci stiamo guardando intorno»

06/12/2025
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Una lunga giornata quella di ieri. Un’altra. E non sarà l’ultima. Lo sciopero dei lavoratori ex Ilva a Genova continuerà anche oggi per il quinto giorno consecutivo in attesa dell’esito dell’incontro previsto a Roma dalle 10 tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo, il presidente della Regione Liguria Marco Bucci e la sindaca di Genova Silvia Salis, per cercare di trovare una soluzione alla vertenza. L’annuncio è del sindacalista della Fiom Cgil Armando Palombo. I manifestanti anche la scorsa notte sono stati in presidio davanti alla stazione ferroviaria di Genova Cornigliano, in piazza Savio, con il blocco del traffico stradale. Stamattina alle 8.30 ci sarà un’assemblea  davanti all’ingresso della fabbrica, per decidere gli sviluppi della protesta. Ieri, non sono mancate le tensioni, in una città che sta vivendo giorni di disagi legati alla manifestazione: strade chiuse, bloccata l’autostrada (il primo giorno), la Guido Rossa, il centro cittadino, con tante serrande abbassate dei negozianti che hanno chiuso per solidarietà, o forse per paura di qualche risvolto violento della manifestazione. Che, in effetti, ieri davanti alla Prefettura, è degenerata con i manifestanti che hanno staccato la grata metallica che la polizia aveva messo a difesa della prefettura di Genova agganciando un cavo d’acciaio a uno dei grandi macchinari che vengono usati per spostare l’acciaio in fabbrica.
La polizia ha risposto sparando alcuni lacrimogeni, uno ha colpito alla testa un lavoratore ferendolo. I manifestanti hanno anche incendiato pneumatici e tavole di legno davanti alla grata delle forze dell’ordine. Dopo le tensioni il corteo è proseguito verso la stazione ferroviaria di Genova Brignole, che è stata occupata dai lavoratori per oltre un’ora provocando la cancellazione di alcuni treni. Non ha calmato gli animi, certamente, la Cgil, che ha accusato la polizia di aver lanciato i lacrimogeni (a seguito, va detto, del tentativo dei manifestanti di forzare il blocco) e ha detto che «esacerbare gli animi in un momento così critico per il lavoro e nei confronti di operai che chiedono di mantenere il loro posto di lavoro è un atto gravissimo», anche se la polizia ha dovuto agire per proteggere la Prefettura. Il governatore Marco Bucci ha invece raggiunto gli operai a Brignole parlando con loro e spiegando le prossime mosse da fare. «Continuiamo a lavorare affinché l’acciaio venga prodotto in Italia, quello che si fa a Genova è quello che si fa per l’Italia, non soltanto per Genova, continueremo a lottare affinché l’acciaio speciale venga prodotto a Genova, questo è l’obiettivo - ha detto Bucci -. Domani (oggi, ndr) andrò a Roma, non posso dirvi che tornerò vincitore, però vi dico che tutti i giorni noi lavoriamo per questo obiettivo. Lavoriamo con Taranto affinché il materiale arrivi a Genova ma dobbiamo cominciare a lavorare anche con altri produttori per avere a Genova altre forniture di acciaio che possano essere trasformate in latta e zincato, questa è un’azione che abbiamo cominciato a fare adesso, perché noi vogliamo essere sicuri che a Genova si lavori». Secondo la sindaca Salis «se non c’è un piano del governo ci chiediamo cosa succederà ai nostri lavoratori ex Ilva? Cosa si produrrà a Genova? Stiamo dando via un altro pezzo d’industria, uno degli ultimi italiani? Noi vogliamo solo delle risposte», ha detto la prima cittadina, augurandosi che «lo Stato si impegni a entrare nella gara per far sì che, in caso non avesse un vincitore, si procede a una statalizzazione, anche transitoria per mantenere attrattivi e al lavoro gli impianti».  «Le risposte del ministro Urso non sono state quelle che ci aspettavamo - ribadisce Salis - Non sono risposte definitive e noi invece abbiamo bisogno di sapere cosa succede in caso la gara andasse deserta da parte dei privati?». Secondo  Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria «vogliamo evitare di compromettere il futuro degli impianti di Cornigliano e  del gruppo siderurgico più grande d’Europa. Insieme alle lavoratrici e i lavoratori di tutte le fabbriche e con la solidarietà della città che sentiamo vicina e ringraziamo, noi siamo dalla parte delle forze dell’ordine e chiediamo sostegno da parte di tutti per questo momento così difficile per il mondo del lavoro», e ha chiesto con forza che il governo prosegua nel rilancio della siderurgia. Che secondo i rappresentanti liguri di FdI non sarebbe in discussione. «Il ministro Urso sulla situazione degli stabilimenti dell’Ex Ilva è stato molto chiaro e ha confermato che a Genova come negli stabilimenti del Piemonte non ci saranno chiusure né si ricorrerà alla cassa integrazione e che verranno corrisposti integralmente i salari - si legge in una nota di FdI - Su Genova poi è molto importante che prosegua la produzione della banda stagnata, ritenuta strategica sia da parte del governo sia da parte della gestione commissariale». I rappresentanti di FdI lanciano l’allarme su quella parte del sindacato «che seppur minima cerca lo scontro per colpevolizzare l’esecutivo, così come il primo cittadino di Genova che sfiducia pubblicamente il ministro Urso, non contribuiscono a rasserenare una piazza esasperata e preoccupata alla quale, invece, rivolgiamo un appello alla calma ed alla responsabilità. Ancora più preoccupante è la posizione assunta dalla sinistra ligure che con un’operazione di pieno sciacallaggio politico alimenta una narrazione falsa e non contribuisce a rasserenare un clima teso. Tutto per dar contro al Governo nello spirito del tanto peggio tanto meglio. A chi oggi accusa di inerzia ricordiamo che ha votato contro la reintroduzione dello scudo penale e a chi oggi dice che l’esecutivo non ha un piano credibile ricordiamo che prospettava per Taranto l’allevamento intensivo di cozze come industria alternativa. Non prendiamo lezioni da una sinistra che in Europa vota a favore del green deal che fa alzare i costi dell’energia e che distrugge il tessuto industriale europeo. Anzi a questo proposito chiediamo la più ferma condanna da parte di tutte le forze politiche e in particolare al segretario della Cgil Landini delle parole dell’ex sindacalista Franco Grondona che ha invitato alla ricerca dello scontro per ricreare una nuova strategia della tensione figlia di un periodo storico di cui Genova porta ancora le cicatrici».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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