Doppi arresti domiciliari per non far uscire Toti

Nuova misura cautelare: se la Cassazione cancellasse la prima, varrebbe ancora questa

Diego Pistacchi 19/07/2024
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Giovanni Toti
Giovanni Toti ai domiciliari due volte. Ieri è stato notificato al governatore della Liguria, un secondo provvedimento, motivato con l’ipotesi che possa di nuovo farsi regalare da Esselunga spot sul tabellone luminose a Terrazza Colombo, dall’editore di Primocanale, Maurizio Rossi. Sono cioè ora due le ordinanze che inchiodano Toti nella sua casa di Ameglia. Questa si somma cioè a quell’ordinanza di arresti domiciliari indebolita dal Riesaame (che ha fatto a pezzi la teoria dell’inquinamento delle prove) e a breve sottoposta alla valutazione della Cassazione. Nel caso di annullamento della prima ordinanza, questa seconda sarebbe ancora valida.
Una decisione del gip che ha ovviamente destato molto stupore sotto diversi aspetti. Innanzitutto la data scelta per la comunicazione, a pochi minuti dall’inizio della manifestazione con i leader nazionali della minoranza che, in piazza a Genova, chiedono a gran voce le dimissioni di Toti. Da giorni sui giornali si parla di una nuova attenzione da parte della procura al filone d’inchiesta legato agli spot sul maxischermo. L’ordinanza arriva nel giorno della piazza, anche se ovviamente la magistratura, essendo indipendente dalla politica, non ha il dovere di sapere che cosa fa la sinistra, e non deve preoccuparsi di adattare i propri tempi a quelli dell’opposizione: era necessario notificare l’ordinanza ieri a Toti e così è stato. Un po’ come quando nel 1994 a Berlusconi venne notificato il famoso avviso di garanzia mentre presiedeva il G8 a Napoli, senza dover attendere i tempi della politica mondiale.
Un secondo aspetto che ha scatenato il dibattito è legato al fatto che, per l’appunto, i sospetti della procura sul pagamento ritenuto illecito degli spot da parte di Esselunga a favore di Toti non sono una novità. Compaiono, insieme alle intercettazioni, fin dalla prima ordinanza di arresti domiciliari, La procura ritiene evidentemente che ci siano fatti nuovi, commessi o scoperti nel frattempo e non nei quattro anni di indagini già condotte. E il gip ha ritenuto che queste novità necessitassero di un nuovo ordine di carcerazione domiciliare.
Questa considerazione si lega a doppio filo con l’altro dubbio sollevato dalla nuova ordinanza di arresti domiciliari per Toti. Acclarato persino dal Riesame che non regge né il pericolo di fuga, né l’inquinamento delle prove, tenere Toti ai domiciliari sarebbe motivato solo con il pericolo che possa reiterare il reato. Cioè che possa ottenere di nuovo spot gratis, pagati da Esselunga, sul maxischermo del grattacielo.
Il fatto è che il Tribunale del Riesame ha bocciato la richiesta di Aldo Spinelli  che voleva lasciare i domiciliari, motivandola con il rischio che potesse tornare a corrompere Toti, così ha tenuto dentro sia l’imprenditore sia il governatore. Quello che deve essere compreso, del nuovo provvedimento del gip è invece il fatto che gli arresti domiciliari bis siano scattati solo per Toti, e non anche, ad esempio, per Francesco Moncada (ex amministratore Esselunga), Matteo Cozzani (ex capo di gabinetto di Toti) e Maurizio Rossi, l’editore proprietario del maxischermo. I primi due si sono dimessi e non potrebbero più concorrere a quel reato. Rossi non può dimettersi da proprietario e quindi resta teoricamente l’unico con il quale Toti potrebbe ripetere il reato. Ma nei suoi confronti non scattano misure preventive, quindi neppure lui è «pericoloso». Ma allora Toti, unico agli arresti domiciliari, potrebbe farsi gli spot tutti da solo, farseli fare gratis pagati da qualcuno che non può più pagarli? E se li manderebbe anche da solo sul maxischermo come un consumato tecnico audio e video?
 
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