Delitto Cella: lo zio della vittima, Nada disse che in studio girava denaro 'sporco'

'Mia nipote era impaurita, infastidita e preoccupata'

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"Nada mi aveva fatto capire che nello studio del commercialista dove lavorava girava denaro 'sporco'. Aveva visto grosse buste di denaro. E poi mi disse che il suo datore le aveva fatto delle avances e la trattava male". Lo ha detto nell'aula processuale Saverio Pelle, lo zio acquisito della giovane segretaria uccisa il 6 maggio 1996 nello studio di Marco Soracco a Chiavari (Genova). Pelle ha spiegato, nel corso del processo a quella che la procura considera l'assassina, Anna Lucia Cecere, che la nipote "era impaurita, infastidita e preoccupata. Era agitata. Le consigliai di non fare denuncia ma di lasciare il lavoro. Le dissi di mandare una raccomandata in cui diceva di licenziarsi e poi di non presentarsi". Quelle confidenze vennero fatte durante un colloquio in cui i due avevano parlato di usura. "Dissi che a Milano c'era tanta usura e lei mi rispose: 'Guarda che non c'è solo a Milano, ma anche nei paesi'". Poi le chiesi come mai era così triste e lei si confidò". Pelle raccontò queste cose solo nel 1997. "Era una confidenza che Nada mi aveva fatto con la promessa che non lo avrei dovuto dire a nessuno. Ma vedendo che all'epoca le indagini non andavano da nessuna parte allora ne parlai con la polizia". Un altro che parlò con la polizia fu Paolo Bertuccio, commercialista e conoscente di Soracco, anche lui sentito oggi in aula. Il 23 aprile 1996 era a un incontro per commercialisti e la sera tornò a casa con lui, visto che abitavano vicini. Presero una birra insieme e Soracco gli disse: "e poi ci sarà la botta e la signorina andrà via, verrà portata via. Sul momento non ci feci tanto caso. Ma quando poi venne uccisa Nada questo peso mi oppresse. Non riuscivo a dormire. Ne parlai con un amico avvocato che mi disse di andare subito in procura. Così l'ultimo lunedì di maggio parlai con l'allora procuratore capo Gio Batta Copello". A quel punto vennero organizzati due incontri tra i due commercialisti. A Bertuccio vennero messi addosso dei microfoni e lui provò a ricordare quella frase a Soracco. "Ma lui impassibile disse che non si ricordava, che non era suo costume usare quelle parole". Alla fine un rimpianto: "Sono stato per 27 anni l'unico chiavarese che ha detto qualcosa e mi sono sentito lo scemo del villaggio".
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