Fabio Cigna, classe 1974, è il Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Cuneo dal 2022, a cui è iscritto dal 2004.
Di cosa si occupa l’Ordine di cui lei è Presidente?
“In Italia i dottori commercialisti sono 120 mila, suddivisi in circa 130 ordini territoriali. Quello di Cuneo vanta 650 iscritti. Per entrare nell’Ordine bisogna aver svolto con successo un certo percorso di studi e poi aver superato l’Esame di Stato. L’Ordine ha il compito di vigilare sugli iscritti che devono attenersi ad un codice deontologico, riformato proprio ad inizio anno. Noi come Ordine ci siamo preposti di ritornare ad essere importanti per il territorio e lo stiamo facendo con interlocuzioni continue a più livelli e con tutti i settori della società: imprese, istituzioni e cittadini.”
Potrebbe fare una panoramica sulla professione del commercialista nella realtà cuneese e nazionale?
“In Italia la professione è ancora redditizia, specialmente in provincia di Cuneo, dal momento che viviamo in un territorio virtuoso e in cui il lavoro non manca. In certi casi risulta addirittura difficile assumere personale. Un fenomeno negativo del nostro paese è che in molti settori non c’è lavoro e quindi i giovani scelgono di andare all’estero, il che acuisce il problema della bassa natalità professionale. Per quanto riguarda il nostro Ordine però, questo fenomeno ci interessa solo marginalmente. Tra i punti di forza della nostra professione direi che ci sono la credibilità di cui godiamo, sia da parte delle industrie che da parte dei privati. In più, siamo una professione affidabile e relativamente giovane. Le criticità principale, invece, riguardano il fatto che l’approccio è sempre più complicato, perché la materia cambia in continuazione. Inoltre, vi è una forte frammentazione della clientela che ha come conseguenza quella che difficilmente un professionista può concentrarsi e specializzarsi su un singolo settore. Infine, il radicamento su un territorio, se da un lato è un vantaggio, dall’altro rappresenta per i professionisti cuneesi un problema. Infatti, difficilmente ci si riesce ad affermare al di fuori dalla provincia. Raramente a Torino, quasi mai a Milano. A riprova di ciò, è anche il fatto che solitamente un cuneese che diventa commercialista, in futuro continuerà ad esercitare sul territorio.”
La professione ha bisogno di un rilancio?
“La professione è al centro di un rinnovamento interno. Si vuole cambiare il D.lgs 139 del 2005 che regola l’attività dei commercialisti da quasi vent’anni. Si sta cercando di proporre una modifica per adattarlo ad una realtà profondamente mutata in questo lasso di tempo. Gli stessi studi professionali sono cambiati. La tendenza deve essere quella di unirsi, così da dare vita a studi professionali più grandi e con una concreta ottimizzazione delle strutture.”
State intervenendo per colmare la distanza che esiste tra il mondo della scuola e quello del lavoro?
“Sì. Da due anni abbiamo aperto un corso, in collaborazione con l’Azienda di Formazione Professionale, aperto a tutti i neodiplomati dagli istituti tecnici economici. Quest’anno il corso si articola su centosessanta ore. Ottanta sono di teoria, in cui si cerca da far familiarizzare ai giovani l’uso dei vari programmi che abitualmente vengono usati nella professione, mentre le restanti sono di tirocinio presso degli studi. La finalità è proprio quella di far avvicinare gli studenti al mondo del lavoro.”
L’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità o un potenziale problema per la professione?
“Non è facile fare una previsione su qualcosa che è sì rivoluzionario, ma ancora in fase di sviluppo. Quello del commercialista è un lavoro fortemente influenzato dalle tecnologie. L’IA generativa porterà ad avere professionisti ancor più preparati e specializzati. In ogni caso però, ora come ora non vedo il rischio che possa sostituire la nostra figura. Semmai l’IA potrà completare il lavoro del commercialista e sgravarlo dalle mansioni più semplici e ricorrenti. Personalmente penso che ci obbligherà ad alzare ancor di più il livello della nostra professione, il che non è sicuramente un male.”