Ricordando Gigi Ghirotti, a 50 anni dalla scomparsa

A Torino un convegno dedicato al giornalista, «inviato nel tunnel della malattia e della ospedalizzazione»

Loris Puccio Conti 07/12/2024
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I mondi del giornalismo, delle accademie e della sanità hanno celebrato il cinquantenario della morte di Gigi Ghirotti, il giornalista che affrontò il cancro diventando «inviato nel tunnel della malattia e della ospedalizzazione».

Il convegno svoltosi nella mattinata di ieri a Torino, all’Hotel Principi di Piemonte, è stata un'iniziativa dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte, della Fondazione Ghirotti e di Federsanità Anci Piemonte. Presenti anche alcune scolaresche.

Il lavoro di Gigi Ghirotti ruota intorno alle carenze della sanità, alle opportunità della narrazione giornalistica, alla formazione dei medici, all'ottimizzazione dei protocolli di cura, ai sentimenti di solidarietà e di dolore.

Si tratta di tematiche ancora attuali, indissolubilmente legate a svariati punti del dibattito pubblico di questi anni, come la sovrapposizione tra comunicazione e informazione, gli spauracchi delle 'fake news' e le più subdole 'fake truth', l'avvento dei social e la crisi dell'editoria, le liste di attesa e le condotte di dubbia legalità di molte Asl, le difficoltà del personale sanitario e le sofferenze dei pazienti, i dubbi intorno alla gestione della pandemia e le indagini della Commissione Covid.

Complessivamente si può così intravedere parecchia carne sul fuoco sovrapponendo Ghirotti con l'attualità. A districare, almeno in parte, le braci nella mattinata di ieri sono stati alcuni rappresentanti dei mondi del giornalismo, delle accademie e della sanità, divisi in tre panel.

Nel primo sono intervenuti Emilio Carelli, direttore responsabile de L'Espresso, Francesco Marino, capo redattore Tgr Rai Piemonte, Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera e Alberto Sinigaglia, giornalista, amico e collega di Ghirotti negli anni in cui lavorarono insieme a La Stampa.

Nel secondo panel è stata la volta di Cristopher Cepernich, vice rettore dell'Università degli Studi di Torino, e di Stefano Tallia, presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte.

Nel terzo e ultimo panel sono intervenuti padre Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo, Franco Henriquet, presidente Fondazione Gigi Ghirotti di Genova, Carlo Picco, direttore generale dell'Asl Città di Torino e presidente Federsanità Piemonte, Umberto Ricardi, direttore del Dipartimento di oncologia e della radioterapia dell'Azienda sanitaria Città della Salute e della Scienza, e Marina Schena, direttore Sc Oncologia ed Ematologia oncologica dell'ospedale Parini di Aosta.

Hanno assunto le vesti di moderatori dei tre panel, rispettivamente, Vincenzo Morgante, presidente fondazione nazionale Gigi Ghirotti Onlus e direttore Tv 2000, Fabrizio Siggia, presidente esecutivo Fondazione nazionale Gigi Ghirotti onlus, e Loredana Masseria, responsabile social media e comunicazione per la rete oncologica Asl Città di Torino.

I vari esponenti dei tre mondi del giornalismo, delle accademie e della sanità hanno fornito inevitabilmente prospettive diverse, figlie di sensibilità e percorsi di vita assai lontani. Tutti, però, hanno condiviso l'auspicio di proseguire il lavoro di sensibilizzazione e approfondimento sulle tematiche affrontate, sia nella quotidianità, sia nei momenti di confronto pubblico.

In tal senso, la figura di Gigi Ghirotti è stata proposta come un punto di riferimento per ripensare il ruolo dell'informazione e il rapporto tra sanità e società. La penna di Ghirotti, di un «inviato nel tunnel della malattia e della ospedalizzazione», può essere d'altronde fonte di ispirazione ancora oggi, in un'epoca nel quale le narrazioni si susseguono, qualsiasi utente di un social network può avvalersi della propria voce e tutti siamo connessi.

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