Omaggio al baritono monregalese Domenico Viglione Borghese

Un nuovo libro di Bruno Baudissone

Andrea Maia 10/02/2025
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Nel disegno la caricatura del noto baritono sulla copertina del libro
Con un interessante volume, pubblicato dal gruppo Editoriale Gedi (2025, € 13), il noto musicologo  Bruno Baudissone completa la trilogia da lui dedicata a cantanti lirici piemontesi (dopo gli omaggi a Magda Olivero e a Fiorenza Cossotto). Il libro porta come sottotitolo “La vita e l’arte del grande baritono monregalese”. Domenico Viglione Borghese (egli volle aggiungere al cognome del padre quello della madre, per gratitudine verso la donna che gli fu sempre vicina a sostenere la sua vocazione artistica), nacque a Mondovì nel 1877 e morirà a Milano nel 1957, dopo una vita avventurosa e grandi successi come baritono in America (ove fu “scoperto” dal grande tenore Enrico Caruso) ed in Europa; fu anche un apprezzato attore caratterista nel nascente cinema neorealista  italiano degli anni quaranta e cinquanta con registi come Soldati (in Piccolo mondo antico), Lattuada (Il mulino del Po) e Gemina (Il cielo sulla palude).
Il libro testimonia con la sua varietà e ricchezza le eccezionali competenze musicali dell’autore ed ha forse il suo cuore segreto nel capitolo  “Schegge di vita”, ricco di vivaci e gustose citazioni del volume autobiografico redatto dal baritono e intitolato Due ore di buonumore, facendo riferimento al quale Baudissone delinea con efficacia le avventurose vicende del cantante, sempre seguito da vicino dalla madre, che lo accompagnò a Milano (oltre al Conservatorio ove studiava canto, egli frequentava anche la facoltà di Veterinaria) e poi a Pesaro, al Liceo Rossini, diretto da Mascagni, che faticava a controllare la vivacità del discepolo. Nel 1899 debutta a Lodi con la parte dell’Arando nel Lohengrin  di Wagner, ripreso a  Bologna l’anno successivo; poi fu Valentino nel Faust di Gounod, poi Rigoletto. 
Dopo la parentesi a San Francisco, ove fece anche l’operaio prima di essere “scoperto” da Caruso, partecipò ad una tournée in Messico, ove cantò con il celebre soprano Tetrazzini in Rigoletto, Lucia e Traviata. Tornato in Italia nel 1906, riprese la sua corriera trionfale: notevoli ed applaudite furono le sue interpretazioni di Amonastro in Aida, Germont padre in Traviata, Gérard in Andrea Chénier. Suo cavallo di battaglia divenne poi lo sceriffo Rance di La fanciulla del West  di Puccini; il compositore stesso dedicò a lui uno spartito dell’opera con le parole: “A Viglione Borghese, principe degli Sceriffi”. 
Il libro è ben documentato (notevoli per precisione e ricchezza di dati i paragrafi sulla cronologia e sulla discografia), presenta un ricco apparato fotografico ed una interessante appendice (l’album di Claudia, moglie amata del baritono, che  grazie alle dediche raccolte attraverso gli anni, testimonia l’amicizia per il baritono e la moglie di tanti protagonisti della cultura e dell’arte): si tratta di scrittori (come Giacosa, Pirandello, Marinetti, D’Annunzio, Trilussa…); numerose poi le dediche nel settore musicale: Cilea, Giordano, Mascagni, Wolf-Ferrari, direttori d’orchestra come Serafin e Toscanini e soprattutto Puccini, creatore del personaggio prediletto dal baritono monregalese.
 
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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