Luigi Einaudi, il presidente che amava Asti

Un convegno promosso dal Comitato Einaudi 150 ripercorre il legame con la città piemontese

Alessandro Marini 24/11/2024
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La figura di Luigi Einaudi, primo presidente eletto della Repubblica Italiana (al Quirinale dal 1948 al 1955), è stata rievocata nella mattinata di ieri ad Asti, nel convegno nazionale promosso da Associazione Europa Duemila, Rotary Club Asti e Banca di Asti, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in collaborazione con il settimanale «La nuova provincia» e la rivista «Astigiani».

L’evento, che si inserisce nelle iniziative promosse in tutta Italia dal Comitato Einaudi 150, ha visto gli interventi di cinque relatori: Pietro Paganini, docente universitario e fondatore di Competere.eu (su ‘L’agricoltura cardine del pensiero einaudiano’), Giuseppe Facchetti, giornalista economico e presidente del Centro Documentazione e Ricerca Luigi Einaudi (‘L’europeismo misconosciuto di Einaudi’), Luca Einaudi, direttore generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché pronipote dello statista (‘Luigi Einaudi tra storia e ricordi di famiglia’), Luigi Florio, avvocato e già sindaco di Asti (‘Quel presidente legatissimo ad Asti’) e Giuseppe Vegas, presidente nazionale del Comitato Einaudi 150, già presidente della Consob (‘Einaudi, il governatore che salvò la lira’).

L’incontro è stato aperto dal ‘padrone di casa’ Giorgio Galvagno, ex sindaco della città e attuale presidente della Banca di Asti che ha ospitato il convegno, e da Alberto Bazzano, presidente del Rotary Club Asti.

«I miei genitori sono originari di Monforte d'Alba e quindi, fin da bambino, ogni volta che passavamo nelle vicinanze della cascina di Einaudi, mi veniva spiegata l'importanza della sua figura. Per quanto riguarda l'evento promosso dall'avvocato Florio, sempre attento alla promozione del senso civico, posso solo dire che è una grande occasione per conoscere meglio il pensiero attualissimo di Luigi Einaudi: una persona austera, ma allo stesso tempo autorevole e semplice, molto legata alla città di Asti» – è stato il commento del presidente della Banca di Asti, Giorgio Galvagno.

«Nacque a Carrù nel 1874 e morì a Roma nel 1961. È universalmente considerato tra i principali protagonisti della ricostruzione dell’Italia uscita dalla Seconda Guerra Mondiale. Economista di scuola liberale, docente universitario, giornalista, scrittore, imprenditore agricolo, dopo la caduta del fascismo ricoprì gli importanti ruoli di rettore dell’Università di Torino, membro dell’Assemblea Costituente, governatore della Banca d’Italia, ministro del Bilancio, del Tesoro e delle Finanze, presidente della Repubblica» – ha ricordato l'avvocato Luigi Florio.

«Tra i molteplici interventi compiuti dal futuro presidente – ha spiegato – forse il più importante è stato il salvataggio della lira dalla devastante inflazione che ne rodeva il potere d'acquisto. Tuttavia, a noi oggi interessa il rapporto che Einaudi ebbe con Asti e l’Astigiano. Forse è stato l'unico presidente a compiere tre visite ufficiali sul territorio. La prima risale al 17 settembre 1948, pochi giorni dopo la disastrosa alluvione del 4 settembre, a pochi mesi dalla sua elezione. Sette mesi dopo, il 10 aprile 1949, il presidente fu nuovamente ad Asti per partecipare alla giornata inaugurale delle celebrazioni per i duecento anni dalla nascita di Vittorio Alfieri. Infine, la terza visita ufficiale avvenne il 4 maggio del 1952, in occasione della quarta ‘Fiera del Vino’, la prima a carattere nazionale».

Infine, l'avvocato Florio ha rammentato un aneddoto che unisce la sua famiglia a Einaudi: «Terminato nel maggio del 1955 il settennato presidenziale, Luigi Einaudi ricevette qualche tempo dopo nella sua tenuta di Dogliani una delegazione di liberali astigiani. Ne faceva parte anche mio padre, Enzo Florio, cui rimasero per tutta la vita impressi nella memoria tre aspetti di quell'indimenticabile incontro: la signorilità e la dolcezza della signora Einaudi, la semplicità e il carisma del presidente, la bontà del vino Dolcetto di sua produzione, che lo stesso presidente - ricordava mio padre con bonaria ironia - versò personalmente a ognuno di noi con einaudiana parsimonia».

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