Il fascino della Preistoria rivive nel Rettorato dell’Università degli Studi di Torino. In attesa dell’allestimento del nuovissimo Museo dell’Evoluzione umana, la Sala Principe d’Acaja del Palazzo del Rettorato, in via Verdi 8, accoglie la mostra «I primi custodi della memoria. Le sepolture nel Paleolitico»: un’affascinante esplorazione del rapporto tra l’uomo e la morte, dalle prime sepolture dell’Uomo di Neanderthal fino all’alba dell’agricoltura, che accompagna il visitatore in un percorso che attraversa millenni, analizzando i riti funerari, le evoluzioni sociali e le prime manifestazioni artistiche legate al culto dei morti, attraverso un’affascinante serie di calchi di sepolture preistoriche.
L’esposizione, organizzata dall’università torinese insieme al Sistema Museale di Ateneo e Unita, in collaborazione con UniVerso, è a cura di Giacomo Giacobini, Cristina Cilli e Giancarla Malerba.
Le pratiche funerarie esposte al Rettorato permettono al pubblico di indagare gli elementi più profondi del pensiero umano, dato che i riti della morte non corrispondono a necessità materiali, ma a preoccupazioni di natura differente, che riguardano il destino di un individuo – e del suo corpo – dopo la morte.
Proprio per questo, essi rappresentano una tappa importante della storia sociale dell’umanità e forniscono elementi per conoscere la storia del defunto e del suo gruppo di appartenenza.
Grazie alle sepolture paleolitiche – che hanno protetto i resti umani dalla distruzione da parte di agenti esterni – sono arrivati fino a noi scheletri completi o quasi, i cui i calchi restituiscono lo stato nel momento stesso della scoperta. Un calco realizzato durante lo scavo non è infatti una semplice copia, ma riproduce un contesto di rinvenimento che adesso non esiste più e che, anche per questo, diventa una testimonianza di straordinaria importanza.
La collezione torinese di calchi di sepolture preistoriche – in parte realizzati nel capoluogo piemontese e, in parte, ottenuti anche da altri laboratori – risulta la più importante a livello internazionale.
L’esposizione, aperta fino al prossimo 14 marzo, è anche il primo passo verso la realizzazione di un Museo dell’Evoluzione umana che avrà sede nel Palazzo degli Istituti Anatomici.
Tra i calchi esposti, ci sono la sepoltura della Dama del Caviglione, rinvenuta ai Balzi Rossi, famosa per i suoi ornamenti funerari in ocra e conchiglie.
C’è anche la sepoltura del Giovane Principe, scoperta nella Caverna delle Arene Candide, che con il suo ricco corredo rappresenta uno dei più straordinari esempi di sepolture paleolitiche europee.
Si può inoltre ammirare la sepoltura doppia del Riparo del Romito, rinvenuta nel Comune di Papasidero (Cosenza), nella valle del fiume Lao, risalente a circa 11 mila anni fa. Si tratta di un incredibile esempio di cura e inclusione, con un individuo affetto da nanismo protetto dalla comunità. Sono sepolti insieme una donna e un giovane adulto affetto da nanismo: l’unico nano noto per il Paleolitico. Il corredo funebre includeva corna di Bos primigenius, elementi di ceramica rustica forata e utensili di selce. A questa tomba, si associano un’altra sepoltura doppia e due sepolture singole, sempre con corredo, con zagaglie d’osso con incisioni geometriche.
Il Sistema Museale di Ateneo, in collaborazione con il Liceo Classico Vittorio Alfieri, l’Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali e il Museo Regionale di Scienze Naturali, organizza inoltre nella giornata del 29 gennaio, il convegno «Evoluzione in corso», con la partecipazione di Telmo Pievani, Giorgio Manzi e Beatrice Demarchi e il coordinamento di Silvia Rosa Brusin.
Dopo una prima sessione, dalle ore 9.30 alle 12.30, dedicata a studenti e studentesse del liceo, l’incontro proseguirà, dalle 14.30 alle ore 17.30, nell’Aula Magna di Anatomia dell’Università di Torino, in corso Massimo d’Azeglio 52 a Torino. L’iniziativa sarà trasmessa anche in streaming sul canale YouTube del Liceo Alfieri.
La mostra al Rettorato dell’Università di via Verdi 8 a Torino è aperta dal lunedì al sabato, con orario continuato dalle ore 10 alle 18. L’ingresso è gratuito.