Alain de Benoist chiude il festival «Radici»

Il filosofo francese interviene al Circolo dei Lettori di Torino, nella giornata conclusiva della seconda edizione della manifestazione promossa dall’Assessorato all’Emigrazione della Regione Piemonte, guidato da Maurizio Marrone

Loris Puccio Conti 29/10/2024
Alain De Benoist e Luca Beatrice - foto festival Radici 2024.jpg - {Alain De Benoist e Luca Beatrice - foto festival Radici 2024.jpg} - [37723]

La censura odierna e il politicamente corretto, l'Europa e le sue radici, il superamento delle categorie di 'destra' e 'sinistra', le ragioni e la vitalità insite nel populismo.

Queste sono state le tematiche sollevate da Alain de Benoist, il filosofo francese ospite della seconda edizione di «Radici. Il festival dell'identità (coltivata, negata, ritrovata)», in uno degli ultimi incontri in programma domenica, al Circolo dei Lettori di Torino.

«I popoli europei – ha spiegato de Benoist – hanno usi e tradizioni fondamentali, che rinviano a un'eredità comune e millenaria. In realtà, non c'è una rigida distinzione tra un passato che sta dietro al presente e al futuro. C'è piuttosto una linea continua, un'unica dimensione che consente la comprensione del presente. Il passato non è un rifugio, un qualcosa di nostalgico, ma quello che crea il presente e il futuro. Anche Heidegger diceva che il passato è la base per un nuovo inizio. Il passato è dato da fiamme, non certo da cenere».

Così il fondatore della Nouvelle Droite ha dialogato con Giuseppe Culicchia e Luca Beatrice condensando, in brevi interventi, la propria critica al liberalismo, alla globalizzazione e agli altri paradigmi dell'attuale pensiero unico.

«Il politicamente corretto – ha proseguito il filosofo francese – è una moda che impone un totalitarismo docile: un unico pensiero e l'ossessione di non urtare qualsivoglia sensibilità. Alla base c'è la convinzione che tutti sono uguali e vogliono la stessa cosa. Ovviamente questo non è vero. Il problema è che, al di là di questa convinzione, si prova anche a rendere uomini, donne e popoli tutti uguali tra loro, arrivando, così, al nichilismo, al caos totale».

Il problema è sviscerato fino in fondo in uno degli ultimi suoi saggi: «La nuova censura. Contro il politicamente corretto». La produzione saggistica e letteraria di de Benoist è però sterminata, tradotta in diverse lingue e longeva di quasi mezzo secolo. In Italia, diverse sue opere sono tradotte da 'Arianna', 'Settimo Sigillo' e altre case editrici lontane dai salotti ‘istituzionali’.

«Negli ultimi anni – ancora le parole del filosofo francese – è dilagato il disprezzo per le classi popolari e le loro rivendicazioni. Però bisogna considerare il populismo non come un'ideologia, ma come uno stile che può assumere forme diverse e comparire nel momento in cui le classi più umili perdono fiducia verso le classi dirigenti. Alla base del populismo c’è quindi una crisi, un senso di disorientamento che bisogna comprendere e studiare».

Oltre a de Benoist, diverse personalità hanno arricchito 'Radici': Michel Houellebecq, Irvine Welsh, Aldo Ferrari, Marco Tarchi, Arturo Brachetti, Ernesto Galli della Loggia e tante altre.

Il progetto, promosso dalla Fondazione Circolo dei Lettori con il contributo della Regione Piemonte - Assessorato Regionale all’Emigrazione e curato dallo scrittore Giuseppe Culicchia, ha accolto un vasto pubblico nel corso di 28 appuntamenti con 49 ospiti, tra incontri e conversazioni, spettacoli, musica e film tra le sale di Palazzo Graneri della Roccia e il Cinema Centrale di Torino.

Se i numeri conclusivi in sala sorridono agli organizzatori, con duemila persone che hanno affollato fisicamente gli incontri, i contenuti digitali hanno raggiunto 140.253 persone su Facebook e 58.537 su Instagram, di un’età compresa tra i 24 e i 54 anni.

«Quanti hanno affollato il Circolo durante il festival – le parole di Maurizio Marrone, l'assessore all'Emigrazione della Regione Piemonte – hanno potuto esplorare idee, latitudini e fedi diverse tra loro, messe tutte a confronto sulla questione centrale dei nostri tempi: quella identitaria. Grazie al genio di Giuseppe Culicchia, ‘Radici’ è un gioiello luminoso, cui nessuno potrebbe più rinunciare».

«Ancora una volta – le dichiarazioni di Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei lettori – un grande successo. È l'ultimo nato fra i festival della Fondazione Circolo dei lettori (è giunto infatti soltanto alla seconda edizione), eppure si è già ritagliato uno spazio di tutto rispetto. Il festival ‘Radici’, che riflette sull’identità, sul nostro rapporto con noi stessi e con l’altro, da noi prevedeva appuntamenti in grado di appassionare fasce diverse di pubblico. E così è stato».

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