Da lunedì a Torino verranno istituite delle zone a 'vigilanza rafforzata', per combattere spaccio e illegalità. Una sorta di ‘zone rosse’ in base al numero di reati compiuti in aree ben precise, individuate nell'ambito della riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica: Porta Nuova, San Salvario, il quartiere Aurora, Barriera di Milano e una parte della zona della movida in centro città.
Il prefetto Donato Cafagna, come previsto dalla direttiva Piantedosi, ha firmato un provvedimento che nel caso di controllo di polizia di una persona in atteggiamento sospetto e che abbia a suo carico dei precedenti per specifici reati questa venga allontanata per 48 ore dall'area. In caso di violazione del provvedimento amministrativo scatterebbe la denuncia per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità.
«Viste le tante segnalazioni dei cittadini e la direttiva di dicembre del ministero dell'Interno, abbiamo deciso di disporre delle misure di allontanamento da alcune aree per persone con comportamenti aggressivi e precedenti per reati come spaccio, furti, rapine, violenza, resistenza a pubblico ufficiale e occupazione di spazi pubblici», spiega il prefetto.
Le aree verranno istituite in via sperimentale fino al 30 aprile prossimo. Inoltre, saranno predisposti controlli rafforzati, che si vanno ad aggiungere a quelli già presenti, che sono le attività 'ad alto impatto' e il pattugliamento con i militari dell'Esercito.
«Nell'ultimo anno abbiamo svolto una grande attività di prevenzione e controllo del territorio – conclude Cafagna – ma, nonostante questi risultati significativi, c'è bisogno di uno sforzo ulteriore».
«Torino è stata una città laboratorio per molte cose, vuole esserlo anche per la gestione della partita sicurezza che integra la sicurezza sociale, la rigenerazione urbana e il contrasto all'illegalità». Ad affermarlo è il sindaco del Comune di Torino, Stefano Lo Russo, dopo la riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, in cui il prefetto Donato Cafagna ha firmato il provvedimento che attiva le zone a vigilanza rafforzata.
«Una città è sicura se lo è dal punto di vista sociale e del contrasto alle diverse criminalità – sostiene Lo Russo – e il nostro obiettivo è guardare al bene della città e dei cittadini, al di fuori di polemiche politiche».
In tema di sicurezza un «intervento integrato e coordinato è la strada giusta per Torino». Ad affermarlo il gruppo Pd del Comune commentando il piano illustrato oggi dal prefetto Cafagna. Il capogruppo Claudio Cerrato ricorda che «la polizia amministrativa è una competenza che spetta al Comune e su questo fronte l'Amministrazione sta già intervenendo con determinazione a supporto dei provvedimenti presi dal prefetto, anche attraverso misure di contenimento alla 'mala movida'».
Il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente segretari provinciale e cittadino di Forza Italia, e il responsabile del Dipartimento Sicurezza, Raffaele Petrarulo, commentano: «Il Comune batte un colpo sulla sicurezza. Peccato che lo faccia fuori tempo massimo, lanciando peraltro un progetto a tempo determinato, una sperimentazione di appena 90 giorni, per fronteggiare una criminalità che si è lasciata che si rafforzasse per trent’anni grazie allo slogan che derubricava i problemi del crimine a Torino quale mera percezione sfalsata dei cittadini. Questo Piano speriamo dia un po’ di ossigeno in quei quartieri caldi messi in ginocchio dalla criminalità, grazie al dispiegamento di forze armate. Sarà efficace se però non sarà organizzato come presidio fisso, ma mobile e controllando capillarmente anche i tanti esercizi commerciali che commerciali non sono. Purtroppo rischia di spostare però alcuni problemi in altri quartieri o nella prima cintura, perché non copre organicamente tutta la città. D’altra parte lo stesso sindaco Lo Russo non ci crede al progetto integrato visto che lo ha messo in piedi solo perché tirato per la giacchetta da Forza Italia e dal centrodestra. Ricordiamoci che si è schierato contro lo scudo penale per gli agenti, che ha affermato che non spetta a lui fare lo sceriffo, e che tenta da mesi la legalizzazione di Askatasuna. Che cosa ci si può aspettare da un sindaco così? Ma d’altra parte da uno che organizza una conferenza stampa volante al ‘palazzo dello spaccio’, palesemente pre-bonificato, dove si contestano alla fine qualche bombola abbandonata e qualche abuso edilizio che cosa ci si può aspettare? Oggi è stata messa forse una pezza, ma senza daspo e un reale progetto di riqualificazione sociale pare tanto aria fritta».