Le carceri piemontesi scaricano i detenuti violenti in Liguria

Protesta della polizia penitenziaria: i reclusi più pericolosi vengono concentrati in poche strutture

Diego Pistacchi 20/08/2024
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Si potrebbe definire «turismo carcerario». Più esplicitamente assomiglia a uno scaricabarile. Il problema è che certi penitenziari sono più «esplosivi» di altri perché vi sono concentrati i detenuti più pericolosi.
Il caso più clamoroso è quello delle carceri liguri, diventate un centro di raccolta dei casi gravi. A Marassi come a Sanremo, a Pontedecimo come alla Spezia sono stati mandati i peggiori galeotti che nelle celle del Piemonte avevano dato il peggio di sé. La conferma arriva da Fabio Pagani, segretario della Uilpa Penitenziaria, la sezione pubblica amministrazione della Uil che rappresenta gli agenti impegnati nelle case circondariali liguri. «La situazione è questa, vengono mandati nelle nostre carceri i soggetti più facinorosi, gli articoli 32, mandati via da Torino, Vercelli, Novara, Cuneo - spiega -. E si ritrovano concentrati qui». Gli «articoli 32», in gergo, sono quelli che hanno aggredito poliziotti o devastato le celle e che, a giudizio di una commissione, vengono ritenuti inidonei alla detenzione normale nello stesso carcere. C’è una vecchia direttiva del capo dipartimento penitenziario che dispone il trasferimento di soggetti particolarmente violenti da una struttura all’altra.
Ma perché dal Piemonte arrivano tutti in Liguria? Il cambio di carcere può essere anche da una provincia all’altra della stessa regione. Ha davvero senso scaricare su alcuni penitenziari tutto il peggio? «Il distretto oggi è formato da Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Un tempo la Liguria era indipendente e una maggiore autonomia oggi sarebbe necessaria. Da tempo stiamo chiedendo di tornare ad avere un provveditore solo per la nostra regione e il sottosegretarioDel Mastro si è impegnato in questo senso - replica Pagani che segnala un altro problema -. Purtroppo c’è stato un cambio al vertice del distretto, ma il nuovo dirigente non ha ancora di fatto preso servizio in sede. Appena arrivato è subito andato in ferie».
Ma se la direttiva prevede il trasferimento dei più facinorosi,  i soggetti a rischio detenuti in Liguria non vengono spostati in Piemonte?Così per lo meno ci sarebbe comunque un po’ di distribuzione. «No, questo non avviene - replica il responsabile della Uilpa penitenziaria -. Ma posso anche dire che è giusto così, che questi detenuti devono essere trattati da chi li conosce, applicando comunque il regolamento. Disponendo magari l’isolamento per 15 giorni. Ma soprattutto curando le persone. Spostarli non risolve il problema, al limite lo aggrava. Ma la realtà è che in Liguria non contiamo più nulla e ci troviamo questa situazione gravissima».
Gli esempi che chi lavora nelle carceri porta a sostegno di questo grido d’allarme sono di fatto quotidiani. E dimostrano il clima che si vive nelle celle in Liguria. Ma mentre a livello nazionale si parla di un necessario intervento per risolvere la vivibilità delle strutture e le condizioni dei detenuti, passa sotto silenzio ciò che devono affrontare tutti i giorni gli agenti che si vedono aumentare i soggetti ad alto rischio.
«Solo nell’ultimo mese a Pontedecimo due donne hanno tentato il suicidio e sono state salvate in extremis dal nostro personale. Erano entrambe state trasferite dal Piemonte - incalza Fabio Pagani -. Alla Spezia, dove ci sono 85 reclusi, c’è stata anche una reazione contro uno di questi soggetti violenti, che ogni giorno ha dato vita a disordini: gli è stato gettato dell’olio bollente addosso ed è da poco rientrato dal ricovero al centro ustionati del Villa Scassi, verrà trasferito a Marassi». Sempre in Liguria quindi. In una struttura dove già sono stati destinati nella «sezione 6» tutti i reclusi difficili in arrivo da altri penitenziari di Torino e dintorni.  È di sabato la notizia dell’incendio ad alcune celle di Imperia appiccato ancora una volta da padre e figlio, detenuti in «trasferta». Ma si è trattato di un caso ecltatante, che ha fatto parlare. Eppure ogni giorno va in scena una protesta che la polizia penitenziaria deve sedare a fatica. «A Sanremo, al termine del periodo che possono trascorrere in saletta, i carcerati più facinorosi si rifiutano di far rientro nelle rispettive celle - conferma il sindacalista -. È previsto che vengano richiuse tutte le porte alle 19, in realtà non si riesce mai a far rientrare tutti in cella prima delle 22.30. È inevitabile, questi soggetti si fanno forza del fatto che davanti hanno 8/10 agenti, costretti a gestire circa 250 detenuti. Chi vuole provocare ha gioco facile». La polizia penitenziaria è esasperata, la concentrazione di tutti i soggetti facinorosi in Liguria aggrava il compito degli agenti, che tra l’altro da questa decisione subiscono ulteriori problemi: per fare le traduzioni da una struttura all’altra viene ovviamente impegnato personale distolto dalla quotidiana attività nei bracci delle carceri.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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