Sarebbero stati tutti identificati i presunti aggressori del giornalista de La Stampa Andrea Joly, percosso sabato sera mentre stava documentando con lo smartphone un raduno davanti al circolo Asso di Bastoni di Torino, luogo di ritrovo dei militanti di Casapound.
Due persone sarebbero state identificate dalla Digos già il giorno successivo all’accaduto, altre due nelle scorse ore, nel prosieguo delle indagini. A quanto si apprende si tratterebbe di un 48enne, di un 53enne, di un 45enne e di un 35enne.
Lesioni personali aggravate dai futili motivi, dal numero di persone e dall’avere agito per commettere il reato di violenza privata. Questa sarebbe la contestazione presente nel decreto di perquisizione delle abitazioni private e del circolo, spiccato dalla Procura di Torino con l’obiettivo di recuperare indumenti che permettessero di identificare con certezza i partecipanti all’aggressione.
Secca la replica di CasaPound Italia in una nota: «Le perquisizioni di questa mattina nei confronti di nostri militanti e della sede torinese dell'Asso di Bastoni, con esito negativo, sono semplicemente uno spreco di soldi pubblici. Siamo al fianco degli indagati e siamo pronti a difenderci in tutte le sedi, dove dimostreremo la nostra versione dei fatti».
«Non sappiamo nemmeno se esista un referto – prosegue la nota – e di quanti giorni di prognosi stiamo parlando, ma considerato che già il giorno dopo la vicenda il giornalista ha ripreso a lavorare e a rilasciare interviste in ogni dove, è piuttosto evidente che un litigio nato da una provocazione sia stato ingigantito e strumentalizzato».
«Se Andrea Joly non è solo in cerca di visibilità, ma voleva davvero documentare l'evento di CasaPound a Torino – continua il documento – perché non risponde al nostro invito alla festa nazionale che si terrà a Grosseto a settembre? Da parte nostra c'è tutta la volontà e la maturità di gettare acqua sul fuoco e di evitare un clima di tensione e odio che evidentemente a una parte politica invece fa comodo. Non ci faremo intimidire da azioni repressive e continueremo a difendere con fermezza le nostre idee e la nostra libertà di espressione».