Corruzione in Liguria, i gemelli Testa e Piacenza hanno chiesto di essere ascoltati dalla procura

Nell'ambito delle indagini sul filone bis relativo all'arresto di Giovanni Toti

30/07/2025
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I gemelli Maurizio e Arturo Testa e il segretario generale dell'Autorità portuale di Genova Paolo Piacenza hanno chiesto di essere interrogati nell'ambito delle indagini, chiuse dalla procura di Genova venti giorni fa, per il filone bis dell'inchiesta per corruzione che a maggio 2024 aveva portato agli arresti domiciliari di Giovanni Toti, l'allora presidente della Regione Liguria. Oltre che ai due fratelli riesini e al dirigente pubblico, i pm Federico Manotti e Luca Monteverde hanno mandato gli avvisi, tra gli altri, a Matteo Cozzani, l'allora ex braccio destro di Toti e capo di gabinetto, Stefano Anzalone, allora consigliere regionale, e Umberto Lo Grasso, ex consigliere comunale a Genova. Scegli la Fibra Ultraveloce di TIM TIM Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Massimo Ceresa Gastaldo, Maurizio Mascia, Gennaro Velle, Maurizio Barabino, Celeste Pallini, Pietro Bogliolo, Fabiana Cilio, Giulia Liberti, Mario Iavicoli ed Emanuele Olcese. I gemelli Testa sono accusati di corruzione elettorale. Secondo l'accusa avrebbero procacciato voti nella comunità riesina per le liste di Toti in cambio di posti di lavoro. Nelle chat esaminate dalla guardia di finanza, all'indomani delle misure cautelari, sarebbe emerso il patto corruttivo elettorale. Da un lato ci sono le comunicazioni dei fratelli che al momento dello spoglio davano in tempo reale i risultati dello spoglio, dall'altro sono emerse le minacce fatte a Cozzani quando, dopo la vittoria alle regionali, non rispetta i patti corruttivi e non risponde ai riesini. "Mi stai facendo incazzare - scrive Maurizio Testa a l'ex capo di gabinetto - sei un uomo o un quaquaraquà? Guarda io prima o poi ti becco non ti faccio nulla perché potrei scassarti ma ti sputo in faccia perché a me non mi prendi per il c...". A Piacenza è contestato di non avere denunciato l'occupazione abusiva da parte dell'imprenditore portuale Aldo Spinelli della porzione dell'ex carbonile e il riempimento abusivo di quelle aree. Giovanni Toti ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi tramutati in oltre 1600 ore di lavori di pubblica utilità
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