L'imputato è un "narcisista, il classico uomo siciliano che entra in crisi quando non è più il sole della casa". Secondo il pubblico ministero Andrea Trucano, il 62enne agrigentino Giovanni Salamone è sano di mente e, quando ha ucciso la moglie Patrizia Russo, 53 anni, non aveva alcuna incapacità di intendere e volere. La condanna richiesta a conclusione della requisitoria, davanti alla corte di assise di Alessandria presieduta da Maria Teresa Guaschino, è tutto sommato contenuta, ovvero 21 anni di reclusione.
Il femminicidio p avvenuto lo scorso 16 ottobre a Solero, in provincia di Alessandria, dove la coppia si era trasferita per ragioni lavorative: la donna, infatti, era insegnante di sostegno e aveva avuto un incarico nel paesino piemontese. Il movente dell'omicidio non e' stato messo del tutto a fuoco. Salamone, che dopo averle inferto sette coltellate ha chiamato i carabinieri, ha confessato l'omicidio dicendo di essere stato posseduto da Satana.
Qualche giorno dopo l'arresto ha provato a togliersi la vita nella cella del carcere di Alessandria dove era detenuto venendo salvato dalla polizia penitenziaria. Sullo sfondo ci sarebbe uno stato depressivo provocato da problemi economici e piccoli guai giudiziari legati a delle cartelle esattoriali. La moglie, secondo quanto ricostruito, temeva che potesse compiere dei gesti autolesionistici ma non immaginava di diventare la sua vittima. I legali di Salamone avevano chiesto, senza ottenerlo, una perizia psichiatrica. I figli di Salamone si sono costituiti parte civile con gli avvocati Maria Luisa Buttice' e Annamaria Tortorici che si sono associati alla richiesta di condanna ritenendo, tuttavia, la pena "non congrua".
Il difensore dell'imputato, l'avvocato Salvatore Pennica, illustrera' la sua arringa il 14 luglio. Altro