Appena liberato punta il coltello alla gola di due ragazzi e li rapina

Tunisino non tenuto in carcere per la razzia sulle auto, il giorno dopo tenta anche un secondo colpo ai danni di un negoziante

Diego Pistacchi 15/07/2024
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Ventiquattro ore: tante sono bastate a un tunisino per essere riarrestato dopo l’ultimo fermo da parte della polizia locale genovese e la conseguente liberazione da parte della magistratura. Sull’edizione di domenica avevamo dato conto dell’operazione degli agenti genovesi che avevano finalmente sorpreso sul fatto gli autori dei furti con spaccata a bordo delle auto in sosta, un fenomeno che in città è diventato un flagello, con decine di casi di denunce. Uno dei due responsabili era stato catturato, l’altro era riuscito a fuggire. Portato in tribunale, il tunisino si era visto confermare l’arresto dal giudice, che però lo aveva rimesso in libertà, denunciato a piede libero in attesa del processo. Nessuna misura cautelare, non era stato ritenuto opportuno evitare il rischio di fuga o di reiterazione del reato.
E il ladro, che già aveva al proprio attivo una bella serie di precedenti denunce tutte concluse con la libertà in attesa di giudizio, ha subito fatto in modo di dimostrare che la reiterazione del reato, più che una possibilità era una certezza. A meno di 24 ore dal fermo. Anzi, di essere in grado anche di commettere reati anche più pericolosi. Dal furto è passato alla rapina.
Lo straniero è entrato in un negozio di alimentari  brandendo un coltello e intimando al titolare di consegnargli l’incasso. Quello che non si aspettava, era probabilmente la reazione di alcuni clienti che si sono messi a urlare e lo hanno fatto desistere. Uscendo dal negozio è però finito dritto tra le braccia di una pattuglia della polizia locale del nucleo Reati Predatori che passava in piazzetta Jacopo da Varagine. Fermato con il coltello ancora in pugno, il tunisino è stato portato verso l’auto della polizia locale. In quel momento due ragazzi hanno iniziato a urlare: «È lui, è lui», indicando lo straniero sottobraccio agli agenti.
È bastato poco per portare a galla una nuova storia di ordinaria delinquenza: appena prima di tentare la rapina in negozio, sempre sotto la minaccia del coltello, il tunisino si era fatto consegnare dai due giovani i 50 euro che avevano con sé. Ora, dopo l’ennesimo arresto, la polizia locale sottoporrà nuovamente i fatti e lo straniero alla valutazione della magistratura che dovrà decidere se imporre misure in grado di impedire all’uomo di continuare a delinquere.
Notizie che si ripetono anche per l’attività delle altre forze di polizia. I carabinieri della Stazione San Fruttuoso ad esempio hanno denunciato un minorenne tunisino pregiudicato, reo di avere rapinato una collanina d’oro ad un cingalese 25enne che prima di subire lo strappo del monile è stato immobilizzato con forza dal rapinatore.
Reati violenti che si ripetono ad opera degli stessi soggetti, ma la cui pericolosità sociale non è probabilmente ritenuta abbastanza grave da motivare misure cautelari nei loro confronti. Le limitazioni della libertà preventive sono effettivamente sempre l’extrema ratio cui far ricorso e proprio solo per limitare la pericolosità sociale dell’indagato. Ma il giudizio se sia abbastanza pericoloso un rapinatore vede spesso sensazioni diverse tra la popolazione, tra chi subisce o rischia di vedersi puntare un coltello alla gola, e chi deve amministrare la giustizia basandosi sui codici e le leggi. E ritiene altri reati più pericolosi per le persone.
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