Un progetto promosso dall’associazione Effatà Asti, con il contributo della Regione Piemonte, e realizzato dai detenuti della Casa di reclusione di Quarto e dagli studenti dell’Istituto “A. Monti”. Il libro che attraverso racconti, pensieri e disegni fa da ponte tra due mondi altrimenti lontani, quello del carcere e quello della scuola.
Il libro "Una penna per due mani" è la concretizzazione di un progetto di scambio culturale e promozione della scrittura e della lettura, curato dall'associazione di volontari penitenziari Effatà di Asti, in collaborazione con la Scuola secondaria di secondo grado "A. Monti", che ha coinvolto una trentina di ragazzi delle classi quinte dell'Istituto e un gruppo di detenuti del carcere di Quarto d'Asti.
Un libro dalla doppia copertina e doppia lettura che, attraverso i testi scritti, racconta due punti di vista: da una parte i testi scritti (racconti, poesie, pensieri, fiabe) di chi sta "dentro le mura", i detenuti, e dalla parte opposta le pagine scritte di chi "sta fuori", gli studenti. Le due letture convergono nelle due pagine centrali dove, due schizzi grafici, rappresentano due diverse stanze: quella "dentro le mura" e quella "fuori".
"L'intento era quello di avvicinare i giovani ad una realtà non conosciuta, creare sinergie tra due mondi altrimenti lontani come quello del carcere e quello della scuola, attraverso un percorso di conoscenza reciproca volto a scardinare pregiudizi e informazioni non corrette. La scrittura condivisa è stato il mezzo per aprire le porte del carcere al mondo esterno, ascoltarsi e confrontare pensieri, racconti, ricordi e speranze per un futuro migliore. Il mezzo attraverso il quale è stato possibile promuovere il rispetto e l'accettazione delle diversità" - spiega Maria Luisa Bagnadentro, presidente Effatà.
Gli studenti coinvolti, con il coordinamento della professoressa Paola Lombardi, sono stati dapprima impegnati in un percorso di avvicinamento alla realtà carceraria, che ha previsto due incontri di formazione in aula, per meglio conoscere la situazione e le azioni che si sviluppano nel carcere di Asti e la figura del detenuto con le sue tensioni, aspettative e bisogni. Un terzo momento collettivo è si è svolto poi presso la Casa di Reclusione, dove gli studenti hanno incontrato e parlato con i detenuti. Parte di questo percorso di avvicinamento è stata anche la visita alla mostra itinerante "Art. 27", progettata dall'associazione "Essere umani" di Torino, con gli studenti universitari dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (Corso di Arte del Fumetto) e allestita ad Asti prima a Fuoriluogo e poi nel foyer del Teatro Alfieri con l'obiettivo di favorire una diversa visione del carcere.
Un percorso di ascolto, incontro, confronto e conoscenza reciproca che è stato in grado di creare un ponte tra i due mondi e di superare i pregiudizi sul "diverso".
"In carcere i ragazzi hanno toccato con mano la "chiusura" del luogo. L'ambiente angusto, cupo, il rumore dei cancelli. I detenuti però sono stati molto bravi a metterli a proprio agio. Sono usciti dal confronto commossi: sono riusciti a vedere l'umanità di queste persone" - ha spiegato la professoressa Paola Lombardi, Istituto Monti.