Nella giornata di ieri, il tribunale di Asti ha condannato a 26 anni e 8 mesi di reclusione Emanuele Lo Porto, esponente della malavita astigiana. La pena è la somma di tutti i capi d’imputazione, compreso un tentato omicidio.
Il processo è nato dall’attività investigativa del comando provinciale dei carabinieri, collegato a un più ampio fascicolo affidato alla Direzione distrettuale antimafia di Torino.
Le investigazioni erano partite da una serie di reati avvenuti tra il 2018 e il 2020. Nel 2023 erano finite in cella una dozzina di persone, accusate a vario titolo di rapine in villa, estorsioni, porto d’armi. Tra di esse però, non era presente Lo Porto, all’epoca latitante e su cui gravava già una condanna definitiva per una storia di usura che aveva coinvolto anche la moglie e il figlio. A Lo Porto, nella sentenza, è stato contestato anche il tentato omicidio di Florian Gjoka, uomo di origini albanesi, scampato a un agguato a colpi di pistola nel 2017. Gli altri capi di imputazione hanno riguardato l’accusa di avere partecipato a due rapine in villa, nel Cuneese e nell’Alessandrino e a una tentata estorsione da 50mila euro ai danni di un ristoratore.
Alcuni giorni fa la Dia e i carabinieri avevano eseguito un decreto di confisca di prevenzione emesso dal tribunale di Torino nei confronti del suo nucleo familiare, riguardante immobili e risparmi per un valore di circa 2 milioni di euro.