La mostra “Enrico Colombotto Rosso. Realtà fantastica”, a cura di Marida Faussone e Giuseppe Orlandi, è stata allestita in occasione del centenario della nascita del Maestro, originale protagonista dell’arte e della cultura del Novecento.
L’esposizione è promossa dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti in collaborazione con Fondazione Asti Musei, Comune di Asti-Assessorato alla Cultura, Provincia di Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Reale Mutua Assicurazioni-Agenzia di Asti e Banca Reale.
Dal Fondo donato dal Maestro alla Fondazione Eugenio Guglielminetti nel 2007 per la pluridecennale collaborazione professionale con lo scomparso scenografo astigiano, sono stati selezionati trenta bozzetti ad acquarello, tempera e china su carta, realizzati tra il 1958 ed il 1971 per la scenografia cinematografica e teatrale.
Formatosi negli anni Cinquanta nell’ambiente culturale torinese, sensibile alle tendenze Art Nouveau ed alla Secessione Viennese, Colombotto Rosso soggiornò a lungo negli Stati Uniti, in Germania, Austria, Spagna per conoscere le tendenze d’avanguardia e sperimentare i linguaggi espressionisti, particolarmente coltivati nel decennio Sessanta in Francia, a Parigi accanto agli intellettuali e pittori surrealisti Leonor Fini e Stanislao Lepri.
Nell’immaginazione pittorica, la realtà e la condizione umana assumono la forza drammatica della quotidianità, della sofferenza e del dolore mediante timbri cromatici potenti e contrasti aspri. Il disegno rigoroso e l’essenzialità si rivelano congeniali alla rappresentazione scenografica, alla trasposizione visiva dei personaggi della letteratura teatrale in costumi e fondali scenici, avvolti dalle allusive e misteriose luci del palcoscenico.
La prima sezione espositiva, dedicata alla scenografia per il cinema, presenta quattordici disegni a china e acquarello su carta eseguiti da Colombotto Rosso nel 1958 per il produttore Dino De Laurentiis nell’ambizioso progetto cinematografico “La Bibbia”, con la prima sceneggiatura dei registi Robert Bresson, Orson Welles e Luchino Visconti, che abbandonarono per motivi tecnici la realizzazione, compiuta soltanto nel 1964 da John Huston.
La sequenza dei disegni di Colombotto Rosso coglie ciascun bozzetto di costume nell’atemporalità universale della storia e della spiritualità umana. Prive di definizione somatica, le figure si identificano mediante colori e struttura dei costumi, decorazioni, acconciature e simboli (“Giovane Principe”, “Paggio”, “Signora”, “Giovane schiava”, “Profeta bianco”).
La seconda sezione è dedicata agli allestimenti teatrali: “La gallinella acquatica” del drammaturgo polacco Stanislaw Witkiewicz fu rappresentata al Teatro Gobetti di Torino nel 1969, nell’innovativo progetto di “teatro della Pura Forma”: i bozzetti di costume a tempera su carta rappresentano i personaggi (cameriera, Gallinella, bambina) nei colori vivaci dell’ironica ambientazione espressionista.
Di suggestiva efficacia è la singolare interpretazione scenografica de “Le jeu du massacre” di Eugene Jonesco che Colombotto Rosso, su richiesta del regista Gualtiero Rizzi e consulenza di Gian Renzo Morteo, creò per il Teatro Stabile di Torino nel 1971, dopo le rappresentazioni di Dusseldorf e Parigi. Le inquietanti “mummie”, la “Vecchia elegante”, la “Portinaia” sono alcune delle creazioni dei venti episodi ideati.
Dopo l’intensa attività espositiva in Europa, Americhe, Asia e Oceania, negli anni Novanta si trasferì definitivamente a Camino, ove si dedicò alla pittura, all’illustrazione per l’editoria, ordinando antologiche ad Aosta , Carignano, Alessandria, Torino, Bad Frankenhausen, Asti .