Rixi da Alessandria rassicura "il secondo ponte sul Bormida sarà affrontato"

Il sottosegretario ha anche parlato del futuro dei collegamenti transfrontalieri del Piemonte

Marco Cortese 16/09/2024
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«C'è stato un cortocircuito a livello territoriale, non è colpa dello Stato. Quando sono stati dati gli indennizzi per il Terzo Valico, invece di puntare a poche opere di grande impatto si sono divisi in mille rivoli. Ovviamente, adesso mancano circa 40-60 milioni, dipende dai calcoli che si fanno. Il tema del secondo ponte sul Bormida ovviamente è partito con un altro valore, che era stato interamente ricoperto. Noi ci siamo basati sui dati che arrivavano dal territorio. Oggi il valore è completamente diverso, troveremo le risorse». Così Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ad Alessandria a margine dell'apertura del Centro di approvvigionamento Amazon.

«Il ponte sul Bormida verrà affrontato, probabilmente anche con Anas - ha aggiunto Rixi - però non lo vedo una mancanza dello Stato ma un cortocircuito che si è creato dall'inizio per una sottovalutazione di una situazione che probabilmente all'inizio si riteneva meno critica; con il passare del tempo si è visto probabilmente che le somme erano completamente diverse. In un Paese come il nostro, in cui i cambiamenti climatici hanno comunque un forte impatto - stiamo parlando del Paese che ha più gallerie e più ponti e viadotti che tutto il resto del continente - è evidente che le nuove progettazioni devono tener conto di un mondo che cambia e cambierà nei prossimi anni a prescindere dalle leggi ambientali che faremo. Quindi dovremo farle in modo siano resilienti e percorribili in qualsiasi situazione».

«In questo momento il problema più grande che abbiamo sono le Alpi Occidentali che, per tanti anni, non sono state un problema». Continua Rixi.

  «Purtroppo i mancati investimenti in passato hanno fatto sì che oggi ci troviamo con la tempesta perfetta. Tempesta perfetta gravata anche da una situazione d'instabilità, oggi in Francia, per cui anche gli accordi presi con l'ultimo governo faticano a trovare poi un cadenziamento sulle aperture. La seconda canna del traforo stradale del Frejus è completata da tempo, mancano i collaudi da parte francese. Abbiamo necessità di aprirla, perché evidentemente con i lavori sul Monte Bianco non avere anche la seconda canna sul Frejus diventa un problema. Oltretutto anche sul Monte Bianco continuiamo a ritenere necessaria la seconda canna autostradale in un'ottica green, perché i mezzi del futuro - camion a idrogeno ed elettrici - non potranno transitare in una canna a doppio senso di marcia. Quindi per cercare anche di diminuire l'inquinamento sulle nostre Alpi garantendo comunque l'accesso ai mercati, dobbiamo sviluppare infrastrutture che abbiano una visione a 30-40 anni».

«Abbiamo poi altri due temi, sempre sulle Alpi Occidentali - prosegue il viceministro -. Uno è il tunnel ferroviario e la riapertura, finalmente, del Frejus, che è l'unica ferrovia di fatto commerciale che ci collega con la Francia. Ovviamente in attesa della Tav abbiamo bisogno che la ferrovia storica torni a essere operativa. E qua slittiamo di mese in mese l'apertura per lavori dalla parte francese, che vanno assolutamente a rilento. Poi, in piccolo ma sicuramente importante per la provincia di Cuneo, c'è il Tenda, dove dalla parte italiana i lavori sono praticamente ultimati e mancano ancora alcune autorizzazioni da quella francese. So che c'è una forte critica da parte del territorio, ma è evidente che le nostre aziende non possono lavorare in casa d'altri senza aver l'autorizzazione».

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