Per Coldiretti Alessandria è allarme cementificazione selvaggia

Chiesto il riconoscimento dell’attività agricola come strumento di valorizzazione e salvaguardia dell’agroalimentare

Eliana Puccio 10/06/2025
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“L’agricoltore è il primo ambientalista. Negli ultimi anni a livello europeo si è alimentata una visione ideologica e irrealistica che metteva in contrapposizione agricoltura e ambiente quando, invece, è proprio la presenza delle aziende agricole a garantire una costante tutela del territorio dai pericoli legati al dissesto come agli incendi. Basti ricordare che il 55% della superficie italiana è gestita e custodita proprio dagli agricoltori, ‘sentinelle’ a disposizione della collettività. E’ essenziale in tale ottica accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia, consentendo ancora una volta al nostro Paese di fare da apripista in Europa, come già accaduto per la carne sintetica e l’etichetta d’origine”. Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco. Importante per rilanciare l’allarme cementificazione, colpevole di far sparire a livello nazionale due terreni agricoli al giorno, mettendo in pericolo non solo la produzione alimentare, ma anche la stabilità del territorio, a rischio dissesto e desertificazione e con le coperture artificiali che rendono sempre più devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici.

In Piemonte il consumo di suolo complessivo negli ultimi 5 anni è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. La provincia di Alessandria, con oltre 26.450 ettari consumati incide con un 15,1% su un complessivo regionale di circa 175.000 ettari, dopo Torino e Cuneo.

Dati preoccupanti, basti pensare che a livello nazionale oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico.

A questa situazione non è certo estraneo il fatto che negli ultimi 50 anni è scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione che rende le superfici impermeabili. 

“Ridurre la terra coltivata significa perdere una parte importante del patrimonio enogastronomico.È un allarme ambientale e anche sociale, perché l’abbandono dell’agricoltura comporta anche l’impoverimento delle aree interne, la perdita di posti di lavoro e la scomparsa di competenze tradizionali. Per questo, è fondamentale riconoscere l’attività agricola come strumento di valorizzazione dell’ambiente”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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