«Possiamo guardare al futuro nella consapevolezza di un gruppo che ha ripreso a vendere e riattivato un secondo altoforno: un segnale promettente di ripartenza. Il secondo altoforno di nuovo perfettamente funzionante era per nulla scontato ed è proprio quello che consente effettivamente di avere un incremento della produzione significativo. La proroga al 10 di gennaio è finalizzata a che ci sia effettivamente un'ampia disponibilità per tutte quelle che debbono essere e ci auspichiamo siano le manifestazioni di interesse. Al momento sono già quindici». Così Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte con delega al Lavoro, intervenendo ieri a Comune a Novi Ligure in provincia di Alessandria all'incontro di aggiornamento del tavolo di crisi permanente sull'ex Ilva.
La riunione è stata convocata per fare il punto sulla situazione del gruppo siderurgico in Piemonte, alla luce dei recenti sviluppi che riguardano tutti i siti produttivi in Italia. «L'auspicio - ha aggiunto Chiorino - è ci sia un'unica offerta per il gruppo. C'è la massima concentrazione sulla tutela di lavoratori e stabilimenti e, di conseguenza, della capacità produttiva. Importanti e fondamentali sono state le decisioni del Governo di ridefinire la gestione e l'amministrazione straordinaria ex Ilva».
«La nostra attenzione - ha concluso Chiorino con il collega che ha la delega agli Enti locali, Enrico Bussalino - rimane massima: come Regione Piemonte siamo al lavoro per garantire tutto il supporto possibile ai lavoratori ex Ilva, a tutti quelli dell'indotto e alle loro famiglie. Guardiamo alla piena garanzia occupazionale».
«Sono moderatamente soddisfatto in quanto tutti gli attori al Tavolo convergono nella direzione di auspicare che la vendita sia complessiva di tutto il gruppo e non con soli singoli stabilimenti» ha invece commentato Alberto Pastorello, segretario generale Uilm Alessandria, dopo l'incontro. «Mi auguro anche il nuovo interlocutore possa tener conto nel piano industriale di: decarbonizzazione, totalità occupazionale e rilancio della siderurgia italiana. A Novi, in particolare, si è passati da 700 a 560 lavoratori e la produzione è bassa».