Cascina Spiotta, Sechi: «Non sapevamo del covo»

La Cascina era il luogo dove nel 1975 le Brigate rosse tenevano sotto sequestro l'imprenditore Valentino Gancia

Carlo Santori 20/05/2025
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Gli uomini del nucleo antiterrorismo dei carabinieri guidato dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa non erano a conoscenza della Cascina Spiotta, il luogo dove nel 1975 le Brigate rosse tenevano sotto sequestro l'imprenditore Valentino Gancia, prima della sparatoria in cui rimasero uccisi l'appuntato dell'Arma Giovanni D'Alfonso e Mara Cagol, moglie di Renato Curcio. Lo ha sostenuto Gian Paolo Sechi, 84 anni, uno degli uomini di fiducia di Dalla Chiesa, durante il processo in corso ad Alessandria che vede imputati Lauro Azzolini e i capi storici delle Br Mario Moretti e Renato Curcio. Secondo Sechi - che ha concluso la carriera con il grado di generale - se il nucleo antiterrorismo fosse stato informato della presenza del covo, avrebbe agito diversamente: "Avremmo pedinato, osservato, messo telecamere e poi, con l'approvazione del magistrato, avremmo detto: 'Preferiamo non intervenire subito'". Una versione però smentita da un altro testimone, un ex collaboratore di Sechi, sentito anch'egli in aula, che ha affermato che lui e altri carabinieri avrebbero effettuato un sopralluogo a Cascina Spiotta il 4 giugno, il giorno prima del blitz.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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