Toti non si ricandida e chiede la revoca dei domiciliari

Il Riesame deciderà entro pochi giorni se rimettere in libertà il governatore della Liguria. Il suo avvocato annuncia: alle prossime regionali non sarà in corsa

Diego Pistacchi 08/07/2024
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L'avvocato Stefano Savi, difensore di Toti
Il futuro prossimo di Giovanni Toti si deciderà in queste ore. Ieri l’avvocato Stefano Savi ha spiegato in una dettagliata arringa davanti al Tribunale del Riesame, perché non esistono più - se mai fossero esistiti - i motivi per tenere in carcerazione preventiva un indagato. Perché il governatore, anche se uscisse da casa sua e se tornasse in ufficio e al suo ruolo di capo della giunta, come consente la legge, non potrebbe né ripetere gli stessi «reati», né inquinare le «prove» in mano ai pm. A sostenere il contrario continua a essere la procura, con il sostegno del gip. Persino l’opposizione di sinistra, che si è buttata a capofitto sull’inchiesta per invocare le dimissioni di Toti, sconfessa la tesi dei pm, avendo più volte ripetuto il contrario in aula. 
Ai giudici è stato consegnato anche un autorevole parere del Presidente emerito della Corte Costituzionale,Sabino Cassese, che richiama la magistratura alla necessità di «riequilibrare le esigenze di inchiesta a quelle di agibilità politica e istituzionale del Governatore». Toccherà ora ai tre magistrati che compongono il collegio del Riesame dire (entro al massimo giovedì) se, al netto di ogni giudizio sulle accuse che non contano in questa situazione, sussistano o meno le esigenze cautelari per tenere Toti chiuso nella sua residenza.
La richiesta della difesa è diretta e punta alla revoca dagli arresti domiciliari, ma se proprio il Tribunale non volesse accogliere completamente questa soluzione, l’avvocato Savi prospetta altre due possibili vie d’uscita, certo meno gradite, ma quantomeno in grado di alleggerire le restrizioni. Una prevede l’obbligo di dimora ad Ameglia o in provincia della Spezia e consentirebbe al presidente, con autorizzazioni specifiche, di spostarsi solo per l’esercizio delle sue funzioni che potrebbe così riacquistare. L’altra invece è quella del divieto di dimora a Genova, che lascerebbe Toti sospeso dall’incarico, ma non dalla possibilità di interfacciarsi con altre persone, in particolare quindi altri attori della politica, a partire dagli alleati. Entrambe queste soluzioni sono state già in passato adottate dalla magistratura per gli ex governatori di Basilicata a Calabria, coinvolti in indagini e, incidentalmente, poi risultati innocenti rispetto alle teorie dei pm.
L’avvocato Savi spiega perché anche rispetto all’ultimo «no» ricevuto ormai un mese fa dal gip alla revoca dei domiciliari, siano avvenuti anche molti fatti nuovi e perché quindi non ci siano più rischi di reiterazione e inquinamento delle prove. Intanto, solo guardando alle accuse, in porto Toti non potrebbe più mettere bocca neppure volendo. Non c’è più Signorini e l’Autorità è commissariata dal governo. Anche pensando a presunti «favori» al gruppo Esselunga, ogni pratica autorizzativa è stata completata (perché doverosa tra l’altro, e anche senza la presenza di Toti). «Non  risultano analoghe pratiche pendenti in Regione anche solo astrattamente possibili oggetti di interesse», aggiunge Savi. Che ricorda poi come le prossime elezioni «non possano ritenersi rischio né attuale, visto la distanza di un anno e tre mesi dalla loro celebrazione, né concreto (condizioni senza le quali le misure preventive non sono ammesse, ndr), visto che il Presidente non  parteciperà».
Di ripetere il reato non c’è modo. E di condizionare altri testimoni, ad esempio funzionari che potrebbero essere sentiti dai pm?Al netto del fatto che qualche settimana fa era trapelata la possibilità che la stessa procura potesse puntare al rito immediato, di fatto ammettendo di avere quindi elementi sufficienti e di non ritenere indispensabili ulteriori interrogatori, se l’inquinamento probatorio «appariva improbabile dopo 4 anni di inchiesta il 7 maggio scorso, quando la misura cautelare ebbe inizio, appariva assai improbabile un mese fa alla pronuncia dei gip, oggi, dopo due mesi di arresti, ciò appare insostenibile per altro mancando ogni riferimento a concretezza e attualità». Toti non ha mai negato ciò che ha fatto, sostenendo piuttosto che fosse lecito, eseguito secondo ciò che prescrive la legge, con versamenti tracciabili e registrati. Non ha mai provato a nascondere nulla e si è persino impegnato, in attesa che venga chiarito se sia o meno corretto ciò che ha fatto, a non chiedere ulteriori finanziamenti. Quanto alla condizionabilità dei funzionari regionali ancora da ascoltare, la più insospettabile presa di distanze dalle teorie della procura è arrivata nel corso di diversi consigli regionali e con ripetuti comunicati dell’opposizione che contesta una sorta di paralisi della Regione Liguria, con precisi riferimenti a comportamenti del personale che sentirebbe «odore di fine legislatura» e che, parole di consiglieri di sinistra, non sentirebbe più l’autorevolezza della maggioranza. Tanto meno accetterebbe pressioni da un presidente indagato che, questo lo dicono le carte in mano all’accusa, non risulta aver mai avuto un solo contatto per condizionare un funzionario in 4 anni di inchìesta e intercettazioni.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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