Nuove frontiere in Piemonte per diagnosi e trattamento in Ematologia e Oncologia

L’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino si conferma centro all’avanguardia nella ricerca ematologica

Eliana Puccio 04/11/2025
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L’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino si conferma centro all’avanguardia nella ricerca ematologica, con studi innovativi che spaziano dall’identificazione di nuovi marcatori diagnostici fino alle strategie per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Una ricerca fortemente traslazionale, che parte dai bisogni clinici e si traduce in soluzioni concrete grazie a competenze multidisciplinari e collaborazioni con i principali centri italiani ed europei.

Tra i progetti più recenti, lo studio coordinato dalla Struttura Complessa di Ematologia, presentato al congresso Eha 2025 (European Hematology Association), ha sperimentato una nuova metodologia per la quantificazione dei trascritti atipici di BCR::ABL1 nei pazienti con leucemia mieloide cronica (CML). L’uso della droplet digital Pcr (ddPCR), ovvero di una tecnica di laboratorio che consente la quantificazione degli acidi nucleici frazionando un campione di Dna in circa 20.000 singole goccioline (droplet), in affiancamento alla tecnica tradizionale, ha dimostrato maggiore sensibilità e precisione nel monitoraggio della malattia residua minima, anche nei casi con trascritti rari non quantificabili secondo gli standard internazionali. I risultati aprono nuove prospettive per estendere il trattamento libero da farmaci (Tfr) anche ai pazienti con trascritti atipici, migliorando la qualità della vita senza comprometterne la sicurezza.

Su questo tema si concentra anche un secondo studio presentato al congresso americano ASH 2024 (American Society of Hematology), frutto della collaborazione tra numerosi centri ematologici italiani. In questo caso, l’obiettivo era identificare i fattori prognostici in grado di predire il successo della sospensione terapeutica nei pazienti trattati con inibitori del gruppo di enzimi tirosin-chinasi (Tki) in seconda linea. I dati, raccolti su 144 pazienti, hanno mostrato che la risposta alla prima linea di trattamento e la durata complessiva della terapia Tki sono indicatori rilevanti per la persistenza della remissione. Il lavoro, cui ha contribuito in modo significativo il team del Mauriziano, supporta un approccio sempre più personalizzato alla gestione della leucemia mieloide cronica.

Infine, uno studio clinico condotto su pazienti oncologici già affetti da tromboembolismo venoso e in trattamento profilattico a lungo termine ha analizzato il tempo di generazione della trombina come possibile nuovo marcatore biologico. L’obiettivo è individuare uno strumento più accurato per valutare il rischio residuo di eventi trombotici e ottimizzare la gestione dell’anticoagulazione, bilanciando il rischio emorragico e quello trombotico. Anche in questo caso, l’attività di ricerca si integra strettamente con la pratica clinica, valorizzando l’uso di metodiche avanzate per un’assistenza sempre più mirata.

Tre esempi che raccontano una realtà clinica e scientifica in forte evoluzione, capace di coniugare ricerca e cura in un percorso virtuoso orientato alla salute e alla qualità di vita dei pazienti.

 

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