«Una tragedia che ha segnato profondamente la città con un innocente rimasto vittima di una follia, un evento che non ha possibili spiegazioni, reso ancora più inaccettabile da quello che sta emergendo dalle indagini. Auspico che ci sia quanto prima certezza sui tempi di rientro, che sia possibile a tutte le persone che sono state danneggiate poter riprendere, per quanto possibile, condizioni di vita normali e per quello che è di nostra competenza, ci siamo». Ad affermarlo il sindaco del Comune Torino, Stefano Lo Russo che ha voluto incontrare le persone sfollate a seguito dell'esplosione che ha coinvolto una palazzina nel quartiere torinese del Lingotto, in via Nizza 389, e tuttora ospitate in una scuola.
«Attraverso la Protezione civile comunale e i Servizi sociali della Città – ha aggiunto il primo cittadino – stiamo cercando di intervenire a sostegno e supporto delle diverse esigenze, che sono estremamente differenti da famiglia a famiglia e che stiamo esaminando singolarmente».
«Nell'immediatezza – ha ricordato Lo Russo – ci siamo fatti già carico della gestione delle persone che non avevano un posto dove andare a dormire, attraverso strutture alberghiere, con il sistema di Protezione civile e con una scuola, per consentire un intervento di prima emergenza e ora si cercherà di dare risposte calibrate sulle esigenze di ciascuno».
Per quanto riguarda le famiglie che risiedevano negli appartamenti andati completamente distrutti nell'esplosione, il sindaco ha precisato: «La Città metterà a disposizione qualche soluzione. È del tutto evidente che fino a quando l'autorità giudiziaria non avrà completato gli accertamenti anche i lavori di ripristino dovranno seguire i tempi di accertamento di responsabilità».
«Non appena questo sarà possibile cercheremo di intervenire. Per i piani più bassi che hanno avuto meno danni naturalmente i lavori di ripristino saranno più veloci – ha concluso – mentre per quelli distrutti e da ricostruire i tempi saranno inevitabilmente diversi».
E, proprio a proposito dei tempi di rientro, nell’incontro è stato spiegato che quanto riguarda gli alloggi all'interno 6 del palazzo, i residenti hanno potuto far rientro dal piano terra al terzo piano, anche se ancora gli appartamenti sono senza gas; per l'interno 10 dovrebbe essere possibile il rientro la prossima settimana, sempre fino al terzo piano, mentre il primo e il secondo piano dell'interno 8 potrebbe essere restituiti poco dopo.
Il presunto colpevole per lo scoppio della palazzina a Torino è intanto in ospedale nel reparto Grandi ustionati del Cto e ha subito un intervento per le conseguenze di quell'esplosione.
Giovanni Zippo, guardia giurata di 40 anni, difeso dall'avvocato Basilio Foti, avrebbe agito dopo una relazione sentimentale con una donna che abitava proprio in quell'edificio, ma che in quei giorni era assente perché in vacanza all'Isola d'Elba per raggiungere il proprio compagno impegnato al lavoro nella stagione estiva. Un gesto per terrorizzarla, se non per ucciderla: è quanto dovranno valutare gli inquirenti. Una vittima però di certo c'è stata, un uomo che a quell'ora, poco dopo le 3 di notte, dormiva nell'appartamento accanto a quello fatto saltare. È Jacopo Peretti, 33 anni, per il quale nel paese di origine, Mazzé, c'è stata una messa in memoria, in attesa del via libera della Procura per i funerali.
«Purtroppo mio figlio si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e ha pagato con la sua vita – dice la madre, Marzia – e la violenza sulle donne continua a rimanere enorme».
Altre cinque persone sono rimaste ferite. Sono una bimba di 6 anni, una ragazza di 19 anni, un giovane di 24 anni, una donna di 45 anni, che erano su quello stesso piano e un dodicenne del piano di sotto, il più grave. Senza contare che 45 persone sono state evacuate e che per molte di loro la possibilità di rientrare a casa per ora non c'è.
Zippo quella stessa notte sarebbe stato visto scappare con il volto gravemente sfigurato, sanguinante, senza cercare soccorso immediato sul posto. In quella confusione, quando tutti i presenti erano terrorizzati, nessuno ci aveva fatto caso più di tanto. Quel disastro del resto era sembrato un incidente. I Vigili del fuoco e le Gorze dell'ordine erano stati impegnati innanzitutto a salvare dalle macerie i feriti e a verificare che nessuno fosse rimasto intrappolato.
Avevano però poi trovato qualcosa di sospetto, un possibile innesco, e le indagini erano partite. In seguito era emerso anche che l'uomo sarebbe entrato nel palazzo in piena notte, portando con sé un sacchetto. Il sospetto è che fosse proprio per l'innesco, forse un combustibile.
L'arresto avvenuto sabato scorso è sopraggiunto in seguito a una serie di testimonianze e anche alle riprese di alcune telecamere della zona, che lo avrebbero collocato con certezza sul posto. Non sarebbe stata la prima volta, sembra emergere, che l'uomo entrava nel palazzo in quei giorni.
Intanto ieri è proseguito al Tribunale di Torino il processo per un’altra tragedia che ha colpito via Nizza, al civico 118: il crollo della gru del 18 dicembre 2021 in cui sono morti tre lavoratori: Filippo Falotico, Roberto Peretto e Marco Pozzetti.
Sono cinque gli imputati: Enrico Calabrese, Federico Fiammengo, Roberta Iandolino, Stefano Sprocatti e Mirzad Svraka. Sono tutti accusati di disastro, lesioni personali colpose e omicidio colposo, con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e in cooperazione colposa tra loro. Parti civili nel processo sono l’associazione Sicurezza e Lavoro e i sindacati edili FenealUil e Fillea Cgil.