Seajewel, il secondo ordigno ha causato il secondo squarcio

La scoperta dopo aver messo in secca la petroliera

11/05/2025
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Spunta un secondo squarcio sulla Seajewel, la petroliera che ha subito un attentato davanti al porto di Savona la notte di San Valentino. Un secondo foro causato dal secondo ordigno che, contrariamente a quanto ritenuto fino a oggi, non è esploso dopo essere caduto. La scoperta è stata fatta dagli investigatori italiani dopo che l'imbarcazione è stata messa in secco nel porto del Pireo dove era arrivata alcune settimane dopo l'attentato. Anche la seconda esplosione non ha distrutto le pareti della camera di sicurezza che conteneva il petrolio, evitando così un disastro ambientale. Greggio che, come emerso dalle indagini, è di origine algerina mentre proviene dalla Libia quello trasportato dalla Seacharm, la gemella arrivata in Liguria qualche giorno dopo. Dopo l'attentato il procuratore Nicola Piacente e la pm Monica Abbatecola avevano aperto un fascicolo per naufragio con l'aggravante del terrorismo. È ancora in corso l'analisi della scatola nera per capire se il tracker sia stato spento durante il viaggio dal porto petrolifero di Arzew in Algeria all'Italia. La Procura ha delegato digos e guardia costiera a indagare a tutto tondo per scoprire non solo gli autori ma anche il movente dell'attentato. L'ipotesi è quella di un collegamento della Seajewel con la cosiddetta flotta fantasma russa. I due periti nominati dalla Procura di Genova, Federico Canfarini e l'ingegnere navale Alfredo Lo Noce sono andati a verificare di persona lo scafo della nave. Gli ordigni usati potrebbero essere mine Limpet o 'a patella'. O almeno questa è l'ipotesi delle autorità greche che stanno indagando sull'attentato alla Seacharm, gemella della Seajewell. Le mine vengono attaccate alle navi con magneti e solitamente contengono Tnt. I tamponi sulla Seajewell potrebbero confermare quest'ipotesi che farebbe pensare a un'unica matrice per i due attentati.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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